Una Eneide del Pallone, un racconto epico-comico: prima giornata di campionato
Io canto le armi e l’uomo che per primo, dalle coste della Puglia, giunse a Partenope per riportare questa città ai fasti del passato.
Il suo viaggio inizia dall’odiata Verona, dove tutti si aspettano che il nostro eroe schieri il 4-3-3 come Omero disponeva gli Achei.
Purtroppo, il mercato era stato fino a quel punto molto sballottato dalla forza degli Dei supremi e l’ira implacabile della crudele Giunone lo aveva privato anche dell’unico vero guerriero assoldato dal Re dei Laurentini.
E se il Buongiorno si vede dal mattino, il forfait del fortissimo difensore appena arrivato da Torino, non prospettava niente di buono riguardo alla tenuta del suo fisico.
Con il sacrificio degli esiliati Victor X e Mario il Portoghese, Mister Conte può affidarsi solo alla forza del gruppo per affrontare la sua prima battaglia.
Così, in attesa dei rinforzi, il nostro eroe schiera un 3-4-2-1 di Britannia memoria con il combattente Giovanni da Buenos Aires al posto del furetto Raspadorius.
Visti gli undici schierati in campo, l’oracolo degli ultras che affollano l’arena, affida le sue uniche speranze al guerriero georgiano che due anni prima li aveva guidati in una storica conquista.
Il prode Kvara, che evidentemente ha ancora la Musa ispiratrice avversa, si divora un gol consentendo allo sconosciuto Tchatchoua di conquistarsi la gloria eterna con un recupero miracoloso.
Nella stessa azione, il numero LXXVII del Napoli, si infortuna ed è costretto a lasciare il campo per un colpo alla testa.
È il segnale funesto di un’imminente sventura.
Al rientro in campo, i giocatori dell’Hellas si trasformano in Titani.
Duda, sembra un dio in terra e smista palloni manco fosse il mago di Fuentealbilla, Andres Iniesta.
Al minuto LI, con una ripartenza fulminante, Achille detto Kastanos serve di tallone (altrimenti detto tacco) Duda che smarca deliziosamente Lazovic.
Dailon Rocha Livramento do Rosario, guerriero proveniente dalle terre lontanissime dell’Africa, si fionda come un falco su quel cross e trafigge Alex il muto.
I partenopei sono sotto di un gol.
Il nostro eroe, capisce il momento negativo, ed esorta i suoi soldati alla battaglia.
Il Capitano sembra ascoltare le sue grida e crossa rasoterra in area, velo di Raspadorius e tiro a botta sicura dell’Anguilla nera.
A Montipò battuto, solo la traversa nega il pareggio ai prodi combattenti di Mister Conte.
È il secondo segnale funesto.
Al minuto LXXVI, dall’ennesimo duello perso a centrocampo dal Lobo della Slovacchia, il solito Duda, mette Mosquera solo davanti alla porta napoletana.
Daniel Fernando Mosquera Bonilla proveniente dalle Americhe non sbaglia: secondo gol del Verona.
L’ira funesta del leccese Antonio non produce alcun effetto.
Il nostro eroe, a sorpresa, butta nella mischia anche il fumoso Ngonge e un bambino di nome Cheddira.
Un bambino tra i gladiatori è il terzo segnale funesto.
Al minuto XCIV, Mosquera decide di entrare nella legenda e segna la sua prima doppietta della sua vita.
Terzo gol del Verona e il triplice fischio di Marchetti da Ostia manda tutti negli ipogei.
L’Hellas travolge il Napoli.
Il viaggio epico di Mister Conte inizia in salita.
La rubrica “Le gesta di Mister Conte” è a cura di Gianluca Papadia
[…] dal pantano del decimo posto, salì glorioso
fino ai fasti d’un tricolore sudato,
guidando dieci prodi e un portiere mezzo zoppo,
tra VAR infami e arbitri ciechi,
contro il fato, le squalifiche e i molteplici infortuni.