I Campi Flegrei, tra mito e storia

I laghi, i monumenti, i parchi archeologici, nel percorso di visita da Pozzuoli a Cuma

Qui si insediò la prima colonia greca sulla terraferma, qui il mito poneva la discesa al mondo degli Inferi, qui erano le testimonianze dell’antico prima ancora di Pompei: i Campi Flegrei, ‘ardenti’ secondo la lingua greca, zona vulcanica ad est del Vesuvio dove si racconta che i giganti fossero stati sconfitti dagli dei nel tentativo di scalare l’Olimpo.

Una terra fertile modellata dalle eruzioni e dalle scosse telluriche, ricca di laghi e colline. I panorami risultano così modellati tra le marine, la vegetazione folta di castagni e viti e i ricordi di un prestigioso passato che ha lasciato molti resti sul territorio.

Iniziamo il nostro itinerario partendo da Pozzuoli (in auto il percorso sarà di circa 18 km).

La colonia greca Dikaiarchia, ‘città del giusto governo’ fondata nel 530 a.C., fu sotto l’influenza della potente Cuma e poi sotto i romani che la trasformarono in Puteolis, testa di ponte nei commerci con il Mediterraneo orientale e punto di raccolta del grano destinato a Roma. Nei secoli V e VI d.C. l’assenza di fortificazioni e i fenomeni bradisismici restrinsero l’abitato al promontorio del Rione Terra divenuto una rocca fortificata.

Oggi del Rione Terra è possibile visitare il Tempio-Duomo restaurato di recente.

In prossimità del mare, su via Serapide, a ridosso del porto e con facilità di parcheggio nelle vicinanze, merita una visita il Macellum, noto come Tempio di Serapide per il rinvenimento di una statua del dio e a lungo ritenuto luogo di culto dedicato alla divinità. Sono interessanti le tracce di erosione dei litodomi sulle colonne, segno del continuo inabissamento del suolo dei Campi Flegrei dovuto al bradisismo.

L’anfiteatro di Pozzuoli, terzo per dimensioni nel mondo romano dopo il Colosseo e quello di Capua, fu eretto sotto Vespasiano e inaugurato sotto Nerone. Al suo interno si svolgevano lotte di gladiatori, spettacoli di teatro e musica. In particolare si segnalano i sotterranei ben conservati dove è possibile notare l’articolazione interna degli spazi e le uscite funzionali all’arena.

Proseguendo lungo la strada costiera del golfo di Pozzuoli ci si dirige verso i laghi Lucrino e Averno.

L’Averno (visibile anche da una terrazza panoramica sulla tangenziale) era considerato la porta dell’Inferno tanto che neppure gli uccelli potevano sorvolarlo. Di chiara origine vulcanica, in epoca romana fu molto vissuto per la sua mitezza climatica e lo splendido panorama, tanto che vi si diffusero numerose residenze. In una di queste si dice che sia stata trucidata Agrippina madre di Nerone mentre quella costruita da Cicerone venne inghiottita dal Monte Nuovo, quando si formò nel 1538 in seguito ad una eruzione. L’Averno e il Lucrino, noto nell’antichità per le coltivazioni di ostriche e per la pesca delle spigole, vennero utilizzati per costruire il Portus Iulius nel I sec. a.C., porto militare fatto costruire da Agrippa che affidò il progetto all’architetto Cocceio Aucto.

Oltre le stufe di Nerone si prosegue verso Baia, costellata in epoca romana da lussuose ville, che possiede il ‘più splendido golfo al mondo’ come lo definì Orazio, oggi permette la visita al Parco Archeologico e alle strutture sommerse visitabili in immersione subacquea.

Baia ospita anche il Museo Archeologico dei Campi Flegrei sito all’interno del Castello aragonese, dove si conservano resti appartenenti all’intera area flegrea.

Procediamo verso Bacoli dove visiteremo la Piscina Mirabilis nei pressi dell’area portuale. Si tratta di una delle più grandi cisterne romane conservate. È relativa all’epoca augustea e serviva a convogliare acqua per la flotta romana del porto di Miseno.

A Miseno, piccolo borgo del comune di Bacoli, si consiglia una passeggiata verso il monte di Miseno che offre splendidi panorami e i ruderi della villa di Caio Mario.

Lasciamo Miseno alla volta del lago di Fusaro dove ci attende la Casina Vanvitelliana, costruzione realizzata nel 1782 su progetto di Carlo Vanvitelli per Ferdinando IV di Borbone, con apparato decorativo di uno dei più illustri paesaggisti del ‘700 Jacob Philipp Hackert.

Ultima tappa del nostro itinerario nei Campi Flegrei è Cuma con il Parco Archeologico. Non solo fu la prima colonia della Magna Grecia sulla terraferma ma anche una tra le più ricche e colte, e sede dei vaticini della Sibilla. L’antro, luogo di mistero e fascino, lo incontriamo poco dopo l’ingresso, sulla sinistra. Si tratta di una galleria trapezoidale lunga oltre 130 metri e alta 5, scavata interamente nel tufo. Nell’interno ci sono diramazioni sfruttate come cisterne in età romana e in epoca paleocristiana come sepolture. A sud un ampio ambiente voltato fu identificato dall’archeologo Amedeo Maiuri negli anni ’20 del ‘900 come l’antro della profetessa. In realtà si tratta di una galleria con funzioni militari. A destra dell’antro troviamo la Cripta romana e da qui ci avviamo verso l’acropoli dove visiteremo il Tempio di Apollo e il Tempio di Giove. Dall’alto è possibile ammirare la città bassa dove gli scavi sono ancora in corso nell’area del foro, dove si trova la Masseria del Gigante, il Capitolium, un complesso termale e numerose tabernae.

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