Olio, scatta l’obbligo del tappo “antirabbocco”. Lo annuncia la Coldiretti, dopo l’entrata in vigore della legge europea 2013 bis approvata dal Parlamento e pubblicata sul supplemento numero 83 della Gazzetta Ufficiale 261.
Una misura di trasparenza volta ad evitare che le vecchie oliere in bar, mense, ristoranti e pizzerie vengano riempite o allungate con prodotti stranieri spacciati per italiani, come purtroppo spesso avviene in una situazione in cui sono aumentate del 45% le importazioni nei primi sette mesi del 2014. Secondo il provvedimento, gli oli di oliva vergini proposti in confezioni nei pubblici esercizi, fatti salvi gli usi di cucina e di preparazione dei pasti, devono essere presentati – sottolinea la Coldiretti – in contenitori etichettati conformemente alla normativa vigente, forniti di idoneo dispositivo di chiusura in modo che il contenuto non possa essere modificato senza che la confezione sia aperta o alterata e provvisti di un sistema di protezione che non ne permetta il riutilizzo dopo l’esaurimento del contenuto originale indicato nell’etichetta.
Previste sanzioni pecuniarie fino a 8mila euro e confische del prodotto per coloro i quali non useranno oliere con tappo antirabbocco. Ma c’è dell’altro: prevista anche una più accentuata rilevanza cromatica rispetto all’etichettatura degli oli che siano prodotti con miscele provenienti da uno o più Stati, così da mettere in guardia il consumatore sulla diversa qualità e composizione merceologica del prodotto. Una serie di manovre, queste, per contrastare il crollo, quest’anno attestato sul 40%, della produzione italiana di olio e garantire una trasparenza negli scambi, combattere i rischi di frodi e assicurare la possibilità di fare una scelta di acquisto consapevole ai consumatori italiani.
Attualmente la Campania è la quarta realtà produttiva nazionale per la produzione d’olio d’oliva con 70mila ettari di oliveti, 8milioni e mezzo di piante e 122mila aziende che producono, attraverso 450 frantoi, circa 400mila quintali di olio per un fatturato di 25 milioni di euro. L’Italia invece, è il primo importatore mondiale di oli d’oliva che vengono spesso mescolati con quelli nazionali per acquisire, con le immagini in etichetta e sotto la copertura di marchi storici, magari ceduti all’estero, una parvenza di italianità da sfruttare sui mercati nazionali ed esteri. Sotto accusa è la mancanza di trasparenza nonostante sia obbligatorio indicarla per legge in etichetta dal 1 luglio 2009, in base al Regolamento comunitario 182 del 6 marzo 2009. Inoltre spesso bottiglie con extravergine ottenuto da olive straniere sono vendute con marchi italiani e riportano con grande evidenza immagini, frasi o nomi che richiamano all’italianità fortemente ingannevoli. In attesa che vengano strette le maglie larghe della legislazione per non cadere nella trappola del mercato il consiglio di Coldiretti è quello di guardare con più attenzione le etichette ed acquistare extravergini a denominazione di origine Dop, quelli in cui è esplicitamente indicato che sono stati ottenuti al 100% da olive italiane o di acquistare direttamente dai produttori nei frantoi o nei mercati di Campagna Amica.