A Napoli si direbbe “Chi ‘a vo’ cotta e chi ‘a vo’ crura” per i poco avvezzi alla lingua partenopea la traduzione è “Chi la vuole cotta e chi la vuole cruda”. Il riferimento è alla pizza surgelata in questo caso. Mettiamo da parte per il momento il botta e risposta a distanza tra la catena multinazionale McDonald e pizzaioli e food blogger napoletani dopo il discusso spot pubblicitario. Al centro dell’attenzione mediatica questa volta è finita la pizza surgelata “La margherita italiana”, certificata 100% italiana, presentata a Bologna e prodotta da un’azienda emiliana, ma che di fatto non ha nemmeno un ingrediente campano.
“Per questa pizza abbiamo scelto di lavorare con aziende vicine a Coldiretti, e l’efficienza aveva necessariamente un ruolo nel progetto che è un progetto economico, quindi la vicinanza rispetto all’azienda produttrice era una leva importante. Ma siamo pronti ad andare oltre a questi territori” – queste le parole del presidente di Coldiretti, Roberto Moncalvo.
“Noi diamo una risposta in termini di ‘italianità’ – ha aggiunto – in un mercato, quello delle pizze surgelate, dove due pizze su tre sono fatte con ingredienti non italiani”. La Margherita d’Italia, già in commercio nella grande distribuzione, ha farine fornite da produttori dei consorzi agrari dell’Emilia, mozzarella dal gruppo ‘Il Grifo’ dell’Umbria, il pomodoro ‘Pomi’ del gruppo Casalasco di Cremona (che raccoglie nei campi della Lombardia e del piacentino) e l’olio d’oliva extravergine Per Voi prodotto dagli olivocoltori della grossetana Olma.
Nel presentare il progetto, Moncalvo ha ricordato poi le 300.000 firme raccolte da Coldiretti per chiedere che l’arte della pizza napoletana diventi bene immateriale dell’umanità nella lista Unesco.