La Campania con 457 “bandiere del gusto” si piazza la secondo posto nella classifica delle Regioni stilata annualmente da Coldiretti. Solo la Toscana con 461 specialità precede la nostra regione. Complessivamente in Italia sono state assegnate 4886 bandiere sulla base delle specialità alimentari tradizionali.
La classifica è stata presentata nel padiglione Coldiretti ad Expo. Le notizie incoraggianti per la Campania non arrivano solo dal piazzamento sul podio, ma anche dall’incremento delle bandiere assegnate rispetto al 2014, sono ben 28 in più facendo registrare in termini numerici il dato più alto in classifica.
Cuccija. In Campania la “cuccija”, una zuppa di grano, ceci, mais, lenticchie ed altro che era tradizione consumarla il 1 maggio perché secondo la leggenda popolare chi la consumava in quel giorno non sarebbe stato aggredito dalle mosche nei campi.
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I nuovi prodotti. Coldiretti nella sua analisi sottolinea che i prodotti che si sono aggiunti rispetto allo scorso anno sono 73. Nell’elenco 2015 numerose new entry tra cui, in Basilicata la “soperzata di Rivello”, un salume che si distingue per qualità e metodi di produzione dai tanti insaccati analoghi diffusi in tutto il Meridione d’Italia e che viene prodotto da oltre tre secoli; in Emilia-Romagna l’ “imbalsadura”, minestrina di piselli, pancetta e pomodoro; in Puglia il “carciofo di Mola”; in Sicilia il cannolo tradizionale di Piana degli Albanesi e Santa Cristina Gela che si distingue dagli altri per essere fatto con scorza ottenuta da farina di grani antichi (maiorca), fresca ricotta di pecora, scaglie di cioccolato fondente 70% (grattugiato al momento) e miele di zagara al posto dello zucchero raffinato; in Veneto il “formaggio al latte crudo di Posina”, tipico prodotto lattiero caseario degli alpeggi del Vicentino dove le mucche mangiano solo erbe e fieno d’alto prato.
“Ma a Expo – precisa Coldiretti – hanno fatto bella mostra di sé numerosi altri prodotti tradizionali, dal “salame d’la doja” del Piemonte che prende il nome dal contenitore di terracotta nel quale viene lasciato a maturare, al “tetoun” della Val d’Aosta, ottenuto dalla salmistrazione delle mammelle di bovine autoctone, dal “biscotin de Prost” della Valchiavenna (Lombardia) confezionato a mano come fosse un’opera d’arte al “presnitz” del Friuli-Venezia Giulia, nel quale un ripieno a base di frutta secca è avvolto in uno strato di pasta sfoglia di forma circolare a chiocciola; dal “pan de sorc” ricco di spezie del Trentino-Alto Adige, alla “stroscia” della Liguria, una torta friabilissima all’olio d’oliva al posto del burro.
Quindi il “fagiolo zolfino” toscano la cui particolarità è la quasi totale assenza di buccia che ne consente l’immediata cottura, il “vino di visciole” delle Marche, bevanda alcolica che si produce facendo macerare ciliegie selvatiche nel vino, la “fagiolina” del lago Trasimeno, la “lenticchia di Onano”, prodotto laziale apprezzato dai Papi per la sua cremosità, la “ventricina” di Montenero di Bisaccia, salume molisano ben accetto per la magrezza delle carni, la marmellata di bergamotto, l'”oro di Calabria”, sino al “filu ferro” della Sardegna. Una curiosità: il nome deriva dalla pratica adottata nella seconda metà dell’Ottocento dai distillatori isolani: per evitare la confisca della grappa, veniva interrata in bottiglie localizzabili da un filo di ferro che spuntava dal terreno in superficie.
Ecco la classifica 2015. Toscana: 461 specialità (-2); Campania 457 (+28); Lazio 393 (+7); Emilia-Romagna 378 (+22); Veneto 375 (+4); Piemonte 336 (-5); Liguria 294 (-1); Calabria 269; Puglia 249 (+16); Lombardia 247 (+1); Sicilia 242 (+7); Sardegna 183 (-1); Molise 159; Friuli-Venezia Giulia 154 (-2); Marche 151 (-1); Abruzzo 147; Trentino 105 (-2); Basilicata 95 (+5); Alto Adige 90 (-2); Umbria 70 (+1); Val d’Aosta 31 (-1).