Dario Madonna: un architetto in cucina

Metti una sera a cena, a casa, con gli amici, quelli di sempre. Quattro chiacchiere e un buon prosecco. E in men che non si dica, la tavola da pranzo si è popolata di ogni meraviglia. Dall’antipasto al dolce senza passare dai fornelli, ne prima, ne dopo. E’ un sogno e non una magia, che volendo si può realizzare, basta avere, a domicilio, un personal chef, come Dario Madonna, 34enne architetto nato a Napoli con la passione per la cucina.

“Sedersi ad un tavolo da disegno, discutere di metri quadri e di suddivisione equa degli spazi interni, sarebbe stata la mia logica collocazione. Ma cosi non è stato e dopo una breve esperienza in questo senso ho lasciato che fosse l’altra mia passione a prendere il sopravvento: ovvero la cucina”. E con una bella laurea in tasca ed una passione forte per i fornelli nel 2013 Dario si trasforma in “Archi chef”, come lo definiscono gli amici, ovviamente a domicilio.

Il cibo per gli italiani è sinonimo di famiglia, di stare assieme, di condivisione. L’ idea del personal chef è quella di offrire il piacere del cibo, e ciò che da esso deriva, senza doversi preoccupare dei fornelli e soprattutto senza rinunciare al piacere e alla familiarità della propria casa. “Semplicemente le persone che vogliono godersi appieno la romantica cena a due, il caloroso pranzo di famiglia, l’informale cena tra amici o l’importante aperitivo di lavoro, mi chiamano e mi aprono le porte della loro cucina” – afferma Dario, per il quale trasformare il cibo è sempre stata un arte che ha voluto immortalare fotografando le sue opere culinarie.

E per creare un evento cosi particolare, l’organizzazione è tutto: “Bisogna curare il tutto nei minimi particolari, ecco perché, dopo il primo contatto, che dovrebbe avvenire almeno due settimane prima dell’evento, viene fatto un sopralluogo. Una volta visionati gli spazi, anzitutto la cucina, si procede con la scelta del menù, e poi pronti fuochi e via. Al termine della preparazione e dell’impiattamento la cucina e le stoviglie, come è giusto che sia, tornano a brillare. In linee generali al termine di questa fase io, che a volte sono coadiuvato da qualche amico appassionato come me, lasciamo la scena in quanto, tutto ciò che riguarda le disposizioni di sala ed il personale addetto al servizio non è mia espressa competenza, se non sotto specifica richiesta del cliente. In questo modo il mio lavoro non risente di quello stress che molto spesso abita nelle cucine di un ristorante che non chiude sino a che l’ultimo cliente non è andato via, cosa che, a mio parere, toglie un po’ di divertimento a questo lavoro. Il che equivale, per quanto mi riguarda, a togliere sapore al cibo stesso”.

“La mia cucina è un mix di passioni. Durante la mia carriera da ‘artista’ ho realizzato numerosi lavori uno dei quali, Chase, è stato finalista al prestigioso premio ‘Celeste’ del 2013. E questa mia propensione all’arte visiva l’ho trasferita anche nella mia cucina e con il supporto di un caro amico, abbiamo immortalato, semplicemente e con gusto, le mie creazioni”.

Piatti buoni da mangiare e da vedere. Talmente tanto che l’archi chef made in Caserta ha lavorato per qualche mese anche in uno dei ristoranti più amati di Parigi: “In Francia ci sono capitato per sbaglio e per gioco. Mi sono ritrovato, in maniera del tutto inconsapevole, nella cucina di uno dei ristoranti più importanti della città ad impiattare quello che lo chef preparava e poi dopo poco era qualcun altro ad impiattare ciò che io cucinavo”.

Giovane, intraprendente, che guarda il mondo con gli occhi pieni di curiosità: “Ho un rapporto fortissimo con le mie radici. Quando ho lasciato Parigi, dopo qualche mese, le promisi che sarei tornato presto. Ma una volta a casa, l’inaspettata occasione, è arrivata. Ho avuto la possibilità di fare ciò che mi piace, qui, trasmettendo la mia passione a piccoli chef in erba”.

E cosi la buona cucina, sana e mediterranea, di Dario è salita in cattedra: “La proposta è arrivata da parte del rinomato istituto scolastico La Sala, che recentemente ha compiuto il suo sessantesimo compleanno. La direzione ha deciso di aprire le porte, a vari corsi, tra i quali uno di cucina, ma che fosse in tutto e per tutto, a misura di bambino”.

Il corso partito ad ottobre del 2015 conta già un buon numero di iscritti: “Un gruppo di 30 bambini, dai 5 ai 12 anni, divisi ovviamente per età che stanno imparando a conoscere il cibo, attraverso il tatto, la preparazione e l’assaggio. E’ un modo nuovo per scoprire cibi dai quali sino ad oggi si erano tenuti lontani. Io sono una guida, ma gli chef sono loro”.

Più casa, meno ristoranti? Che futuro ha il personal chef?

“Credo che sia un futuro molto presente. La trattoria, piuttosto che il ristorante, la lasagna o una buona zuppa, anziché variopinti risotti dai sapori sconosciuti. Da questo tipo di scelte, sempre più diffuse, si evince chiaramente un esigenza di avvicinarsi, anche fuori casa, alla casa stessa. Ed ecco come e perché nasce il personal chef  che porta il ristorante, su misura, a casa vostra” – conclude Dario.

a cura di Arianna De Martino

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