Stabia conquista Varsavia, le attività di restauro a Villa Arianna

Già al momento della riscoperta negli anni’50 dello scorso secolo si sottolineava l’estremo pregio degli affreschi delle ville di epoca romana di Stabiae. Ambienti finemente decorati, tra cui compare la decorazione detta a piastrelle, in parte oggi conservata presso il Museo Archeologico Nazionale di Napoli insieme a molti altri quadri a soggetto mitologico, paesaggistico che testimoniano l’alto tenore di vita che qui doveva svolgersi, tanto che, sulla base di alcuni studi di recente pubblicazione, si ipotizza una presenza imperiale nel sito.

Stabiae offre alla visita tre strutture di imponenti dimensioni che si snodano lungo il ciglio della collina di Varano, seguendo il dolce andamento del profilo naturale e assecondando le strutture al massimo godimento di uno dei panorami più belli della Campania. Non c’è turista che non ne resti affascinato. Ed insieme a loro riservano interesse nei confronti dei resti archeologici stabiani anche gli studiosi dell’Accademia di Belle Arti di Varsavia che, per il secondo anno consecutivo, portano avanti una attività di restauro in alcuni ambienti di Villa Arianna di particolare bellezza dal punto di vista delle decorazioni pittoriche.

I lavori condotti dai Professori Krzysztof Chmielewski e Julia Burdajewicz, che coordinano le attività di cinque studenti dell’ultimo anno dell’Accademia di Belle Arti di Varsavia per la durata di quattro settimane, sono rivolti alla messa in sicurezza, consolidamento e pulitura degli apparati pittorici degli ambienti 44, 45 e 37 di Villa Arianna.

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Il team polacco coadiuvato e sostenuto dall’Ispettrice Giovanna Bonifacio e dai restauratori della Soprintendenza Pompei, Luigi Giordano e Teresa Squillante, si sta occupando di riportare all’antico splendore le pareti di alcuni degli ambienti più interessanti della villa in cui compaiono affreschi in secondo stile iniziale.

“La parete est del cubiculum 44 dopo la ricostruzione avvenuta negli anni’50 si presentava con un intonaco moderno che collegava i frammenti sparsi – spiega Luigi Giordano – realizzato in cemento con il passare del tempo tale materiale ha comportato problemi relativi alla fuoriuscita dei sali superficiali, il distacco. Non assolvendo più a funzione di protezione è stato rimosso a mano meccanicamente e adesso alcune zone sono state lasciate per mostrare quelle che erano le tecniche di restauro degli anni ’50 dove si vedono ancora le linee ricostruttive del disegno dell’affresco. Di particolare importanza è il consolidamento della pellicola pittorica danneggiata dai sali e dall’acqua che cola dalle coperture e risale lungo le pareti provocando la perdita dell’intonaco, per cui è risultato necessario il consolidamento, la messa in sicurezza e da come appare ora dal tassello di pulizia, si nota nuovamente la vivacità dei colori che ritorna alla luce”.

Nell’ambiente 37 restano frammenti di decorazione pittorica su una parete di estrema somiglianza con quelli dei cubicula prossimi all’atrio, risaltano i colori e le finte prospettive, i finti marmi nello zoccolo e il chiaro scuro della colonna. Anche questo ambiente era stato consolidato negli anni ’50 in cemento e si sta valutando la possibilità di integrare le parti mancanti con colori ad acqua. Per quest’anno i lavori si concentrano sulla sicurezza e pulitura e per completare il lavoro nei prossimi anni occorrerà concentrarsi sulle lacune.

L’attività di restauro dell’equipe polacca rientra in “una sponsorizzazione valida fino al 2020 messa in essere dalla Soprintendenza Pompei con la Fondazione RAS – spiega l’Ispettrice Giovanna Bonifacio; l’autorizzazione è data dal Soprintendente Massimo Osanna per l’intervento iniziato nel 2015 nei cubicula 44 e 45 e quest’anno continuato nell’ambiente 37 in cui verrà completato il restauro della parete sud e si intende riaprirlo al pubblico, una volta messo in sicurezza l’accesso”.

Un intervento a costo zero sta restituendo la grande qualità degli affreschi stabiani alla pubblica fruizione; agli ultimi mesi appartiene anche il restauro dell’oecus 13 del Secondo Complesso portato avanti dall’equipe dell’Hermitage di San Pietroburgo. Ancora una volta Stabiae conferma le proprie potenzialità di studio e ricerca e di essere meritevole di attenzione da parte del mondo scientifico nazionale ed internazionale.

 

 

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