Pompei. Politica e raffinatezza nella casa di Marco Lucrezio Frontone

Marcus Lucretius Fronto aveva intrapreso una brillante carriera politica candidandosi alle principali cariche pubbliche. Il suo nome, attribuito ad una delle case più belle di Pompei, è stato rinvenuto durante gli scavi tra le iscrizioni elettorali che affollavano le facciate delle case prospicienti le strade di maggior affluenza. Uomo forte e onesto, così viene definito in una delle iscrizioni che lo promuovono alle varie cariche a cui ha aspirato, edile, duoviro e quinquennale, apparteneva ad una delle famiglie più importanti di Pompei.

La casa di Marco Lucrezio, su uno dei vicoli perpendicolari al decumano di via di Nola, non è tra le più grandi dell’antica città ma certamente tra le più belle. Databile al II secolo a.C. ha decorazioni pittoriche appartenenti al III stile finale ricco di rimandi intellettuali colti che permettono di ben comprendere lo status del proprietario. Ad ospitare l’avventore nell’atrium in successione con il tablinum (alcune delle stanze centrali della domus romana), un cartibulum marmoreo con zampe leonine su cui si esponeva la suppellettele più ricca ed una serie di meravigliose pitture parietali su fondo nero con quadretti con soggetto paesaggistico e mitologico. Il trionfo di Bacco e Arianna e Venere e Marte sono le divinità che danno il benvenuto all’ospite nel tablino della casa.

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Nel cubiculum a lato del tablino (stanza da letto) si vede una scena con Narciso che ammira la sua immagine riflessa nell’acqua e Perona che allatta il vecchio padre Micone per salvarlo dalla morte a cui era stato condannato, l’amore filiale è sottolineato dai versi dipinti nell’angolo superiore sinistro in cui è scritto “triste pudore fuso con pietà”. Ai lati della porta di ingresso compaiono due ritratti probabilmente appartenenti ai figli di Marco Lucrezio a cui vengono destinate le parole di monito. Sul lato sud dell’atrio un secondo cubiculum apparteneva forse alla domina a giudicare dal soggetto delle pitture in cui compare Venere e Arianna che porge a Teseo il filo per uscire dal labirinto. Nel triclinio che affaccia sull’atrio è presente la scena dell’uccisione di Neottolemo per mano di Oreste davanti al tempio di Apollo a Delfi, di cui si riconosce nella parte alta il tripode.

La parte posteriore della casa è occupata dal quartiere di servizio con latrina e cucina, viridario, portico e vari ambienti intorno. Qui vennero ritrovati cinque scheletri di adulti e tre bambini, vittime dell’eruzione che trovarono la morte a causa del tetto crollatogli addosso. Sulle pareti del giardino si vedono episodi di caccia tra belve, leoni, pantere e orsi, animali domestici, tori, buoi e cavalli. Sul lato sud compare uno dei varchi praticati dai cunicolari durante la fase borbonica di riscoperta della città. 

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