La Processione del Venerdì Santo di Pucciano

La Processione del Venerdì Santo è considerato uno degli eventi più attesi e sentiti dalla comunità di Pucciano, frazione di Nocera Superiore, in provincia di Salerno.

L’edizione 2018 si svolgerà venerdì 30 marzo a partire dalle ore 17.30. La processione, come di consueto, partirà dalla Parrocchia di San Giovanni Battista e attraverserà le vie principali della cittadina dell’agro nocerino sarnese, raccontando le parti più salienti della vita di Gesù fino alla sua Passione.

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Le origini di questa manifestazione risalgono agli inizi degli anni ’20. A quei tempi, i riti della Settimana Santa avevano già una certa importanza per i fedeli della comunità del piccolo borgo nocerino che faceva capo alla Parrocchia di Santa Maria Maggiore, anche se vi era una particolare devozione per la “cappella” dedicata alla Madonna delle Grazie e a San Giovanni Battista, dove normalmente si celebrava la messa domenicale, si faceva la schola cantorum e si tenevano gli incontri di “dottrina”.

Quindi non fu un fatto strano se Salvatore Trollo, di ritorno dall’America dove era andato in cerca di fortuna, per mantenere una promessa fatta alla moglie, Lucia Cuofano, decise di donare alla chiesa le due meravigliose statue in cartapesta di Gesù morto dalle braccia snodabili e dell’Addolorata. Da allora, sono portate in processione per buona parte del territorio di Nocera Superiore e fanno rivivere nel cuore di tutti l’intensità della passione di Cristo, l’estremo sacrificio del Figlio di Dio per il bene dell’umanità.

Come si legge dalla nota di quest’anno scritta dal parroco, don Andrea Amato: “Fate questo in memoria di me! È un monito eucaristico che apre la Chiesa tutta, ogni discepolo, ogni uomo  e donna del nostro  tempo, ogni peccatore, ad un incontro: di nuovo una mano tesa che dona. Il gesto eucaristico è anticipazione sacramentale della Passione; tutto in quel gesto dice la passione eterna di Dio per l’umanità. Di nuovo una mano tesa, con un boccone. Facciamo memoria attenta: per chi è quella mano tesa? Per Pietro, il principe degli apostoli? Per Giovanni che, reclinato sul suo petto, dice la sua intimità col Signore, o per Andrea, il primo a seguirio? No, quella mano è tesa per Giuda. Clamore  della storia, Dio sceglie come figlio privilegiato ii “Traditore”, colui che avrebbe, non con una mano tesa, indicato “Quello” che dovevano arrestare, colui che a quella mano tesa avrebbe risposto con un bacio.

Un bacio, unico nel suo genere, tra i tanti di amicizia, amore, passione, carnalità, diventa il segno del tradimento: «Giuda, con un bacio tradisci il Figlio dell’uomo?» (Le 22,48).Tu sei stato l’unico a poterlo baciare tra i “Suoi”. Tu più di altri, quella sera, ti sei sentito amato. Ha intinto nel suo piatto il boccone per te, ti ha chiamato amico (Mt26,50), ti ha accolto in un abbraccio per permetterti quel bacio, ti ha lasciato anche la porta aperta perché tu potessi tornare, ma tu non ti sei sentito in grado di vivere quell’amore. Se solo tu avessi fatto memoria delle parole del Maestro, se solo ti fossi fermato a piangere come Pietro dopo il rinnegamento! Ma tu hai deciso che il tuo peccato dovesse essere più grande della Sua Passione. Tutti pronti a puntare il dito contro te, Giuda.

Tutti pronti a condannarti senza alcuna pietà, tutti pronti a mettersi al posto di Dio nel giudicarti, ma nessuno come Lui è pronto ad amarti. Tutti ti appellano col titolo di “infame” perché hai tradito “l’Amico”, ma nessuno pensa ai propri rinnegamenti, ai propri tradimenti, alle proprie fughe dalla Croce. Stasera, allora, vogliamo fare memoria grata di quell’amore, imparando dai tuoi e nostri errori, “fratello Giuda”, come già don Primo Mazzolari ti aveva chiamato nel Giovedì Santo del 1958. Anche io stasera faccio sì che la mia memoria non si offuschi col giudizio, ma si riempia di compassione non per te, ma per la mia vita costellata di cadute, fallimenti e mediocrità. In questo Venerdì Santo, in cui la tua Passione rivissuta nel rito e nella memoria corre il rischio di essere solo esteriorità, noi, uomini e donne, ragazzi e bambini, noi discepoli, ma soprattutto noi peccatori vogliamo fare memoria  grata di essa, fermarci né al nostro errore, né a quello dei nostri fratelli, ma con le parole della tradizione, vogliamo cantare quell’amore di Gesù crocifisso: O Amore, o Amore, o Amore infinito, deh fammi morire d’amore per Te!”

**la copertina è del fotografo Ciro Pisani

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