Il romanzo allegorico di O barra o Edizioni
Frutto dell’incontro fra la cultura hindu e quella musulmana nell’India del Nord, La rosa di Bakawali è un romanzo allegorico che trasporta in un mondo dove non esistono confini tra terra e cielo, umano e divino, sacro e profano.
L’eroe della vicenda, il principe Taj–ulmuluk, affronta incredibili avventure alla ricerca di una rosa dai poteri miracolosi in grado di restituire la vista a suo padre, il sovrano del regno del Sharquistan. Per conquistare l’ambito fiore, il protagonista si introduce con astuzia nel giardino della bellissima Bakawali, una ninfa celeste della quale si innamora perdutamente. Da quel momento i due amanti dovranno superare mille difficoltà prima di poter coronare il loro amore.
I rimandi biblici, le citazioni coraniche, i riferimenti alle concezioni sufiche e ai sonetti persiani inquadrano il viaggio e gli amori di Taj-ulmuluk nella tradizione dei racconti mistici, il cui fine consiste nel proporre al lettore una riflessione sulla natura umana.Il romanzo Gul-e-Bakawali (La rosa di Bakawali) risale al periodo medioevale dell’India del Nord. Per lungo tempo è stato tramandato oralmente.
La prima trascrizione in urdu risale al 1625, ma quella che servì da base per le successive è del poeta bengalese Nawazish Khan, che ne compose una versione in versi all’inizio del XVII secolo. Nel 1722 lo scrittore bengalese Sheikh Izzatullah ne trasse una versione in prosa in lingua persiana. Nel 1803 lo scrittore Nihal Chand Lahori lo tradusse in lingua indostana (hindi-urdu). La presente edizione è basata sulla traduzione francese del 1848 di Joseph Héliodore Garcin de Tassy (1794-1878), esimio orientalista e profondo esperto delle culture e delle lingue araba e hindi-urdu, che si rifà alla versione di Nihal Chand Lahori.