I viaggi di Giuditta: tradizione e folklore procidano

Un racconto d’amore delicato, arricchito dai disegni di Simone Prisco

Sei dove il sole d’inverno rende tutto d’oro. Io curo e medico con la mia scorza e il mio succo. Interno a te, le mie scintille punteggiato tutti i giardini. Chiedi consiglio al magico pozzo e la tua domanda troverà risposta

Giuditta viaggia attraverso le pagine dei ricordi di nonno Tommaso, nelle tradizioni e nel folklore dell’isola di Procida. Come può un’isola caratterizzata dai colori pastello “scintillare”?

A renderla luminosa sono i raggi del sole che dal primo mattino al tardo pomeriggio irradiano le barche ormeggiate, è il giallo dei limoneti che si nascondo in ogni giardino profumando ogni angolo; sono i mozzetto dorati dei custodi del culto di San Michele che accendono le strade al loro passaggio.

Procida scintilla nel sorriso di giovani donne vestite da Graziella, nella danza di antiche janare che sinuose si muovono ai piedi di un cimitero, sulla spiaggia del postino, ed esplode la sera del venerdì santo con il passaggio della confraternita dei turchini.

Uno speciale legame tra un nonno e la sua nipotina, una ragazzina bionda che attende il suo ritorno. E nel frattempo che nonno Tommaso non fa ritorno a casa, lascia in eredità a Giuditta molto più di un viaggio, in quella che è senza dubbio – almeno per me – un’isola incantevole.

Attraverso una serie di personaggi le ricorderà di avere sempre pazienza e di saper attendere, a avere lo sguardo rivolto verso il futuro e quando la strada sarà smarrita, di guardare il mare e di fare affidamento sulla sua bussola. Ma più di ogni altra cosa, proverà a trasmetterle il dono della fede, che ci aiuta ad amare la vita esattamente così com’è.

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