Nel cuore del quartiere Murattiano splende la Villa B, perla archeologica nell’area sud di Torre Annunziata. Un fiore all’occhiello per la città, precluso per decenni alla comunità torrese. Le promesse di una riqualificazione sono sempre state infrante, pertanto l’accesso alle antiche rovine è possibile solo in via straordinaria.
I ricercatori esperti dell’Università del Texas sono impegnati nello studio delle anfore e dei materiali. Gli studiosi hanno scelto Torre Annunziata per condurre una prestigiosa ricerca sull’attività di commercio del vino. “La Villa B è un posto unico nel mondo romano – spiega l’archeologa esperta Jennifer Muslin – L’analisi dei materiali ci consente di capire come avveniva il riempimento delle anfore con il vino. Dal 2012 effettuiamo analisi per ricostruire l’intero processo e i nostri studi probabilmente proseguiranno fino al 2026. Tengo a precisare che questo è un luogo unico al mondo perché contiene testimonianze preziose, fondamentali per l’avanzamento dei nostri studi”.
Ad accompagnare i turisti durante la visita i ricercatori del team di John Clarke e gli esperti dell’Archeoclub Oplontino ‘Mario Prosperi’. Ieri pomeriggio in tanti hanno raggiunto il sito per ammirare le bellezze nascoste di Torre Annunziata, per poi raggiungere gli Scavi di Oplonti e completare il tour tra i tesori. “Questa villa dovrebbe essere sempre visitabile. Basta rimandare la riqualificazione, è fondamentale che un patrimonio archeologico di così grande valore sia aperto alla città non soltanto in via straordinaria – dichiara la professoressa Mirella Azzurro – Più che una villa è probabile che si trattasse di un’azienda dedita alla lavorazione di prodotti agricoli e all’imbottigliamento e al commercio del vino. La Villa B risale alla fine del II secolo a.C., e proprio all’interno fu rinvenuto un anello di Lucius Crassius Tertius, proprietario dell’antico complesso da cui prende il nome”.
La villa B svela la macchina operativa e commerciale dell’antichità. Lo studio di come fosse strutturata l’azienda agricola è una testimonianza preziosa sul mondo del lavoro nel passato. Un tassello fondamentale nel mosaico di Oplonti, che insieme alla Villa di Poppea trasporta il visitatore nella quotidianità dei romani. “Dopo l’eruzione del Vesuvio furono ritrovati circa 54 scheletri, perlopiù bambini – spiega la professoressa Bruna Scafa – Colpisce molto il senso di solidarietà di quel momento perché accanto ai proprietari del complesso, in fuga con i gioielli, si unirono anche le persone in stato di schiavitù. Ricchi e poveri, senza distinzioni, insieme mentre avveniva la catastrofe”.
La Villa B è stata riaperta in occasione delle Giornate Europee dell’Archeologia il 14,15 e 16 giugno. Oggi l’ultimo appuntamento con Gruppo Storico Oplontino che illustrerà il tema “Vita da commerciante ad Oplontis”, anche con scene di rievocazione storica. Il biglietto intero costa 8 euro, il ridotto 2 euro. Per le gratuità consultare la normativa vigente.