Il colera è un’infezione acuta dell’intestino provocata dal batterio Vibrio cholerae che si manifesta con disturbi come diarrea acquosa, vomito, rapida disidratazione, shock e morte. Ad oggi, il colera rappresenta una patologia semplice da trattare se si interviene rapidamente, ma le scarse condizioni igienico-sanitarie dei Paesi più poveri e dei campi rifugiati e la carenza critica di acqua potabile e di vaccini rende la trasmissione ancora molto frequente e la diffusione una problematica attiva. É infatti molto recente la nuova emergenza colera che sta interessando in modo particolare la regione africana, ma anche il Mediterraneo orientale, le Americhe, il Sud-est asiatico e la regione europea. Secondo i dati raccolti dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), solo tra il 1º gennaio e il 28 aprile 2024 sono stati segnalati 24 paesi colpiti, per un totale di quasi 150.000 mila casi di colera.
Come si contrae e come si diffonde
Il colera è una malattia infettiva di origine batterica che, se non viene presa e curata in tempo, può essere potenzialmente grave e mortale. Si contrae tramite cibo e acqua contaminati dall’enterotossina del Vibrio cholerae, un batterio Gram negativo che vive e sopravvive nell’ambiente acquatico e nell’intestino umano. In natura esistono oltre 200 sottotipi di questo batterio, ma sono soltanto due quelli responsabili della generazione della malattia: il sierotipo O1 e il più raro sierotipo O139. Il colera si trasmette per contatto orale, diretto o indiretto, con feci o alimenti contaminati: quando questo avviene, il batterio raggiunge rapidamente l’intestino, per poi moltiplicarsi e rilasciare la tossina colerica (CT), che penetra nelle cellule e provoca i sintomi conosciuti. Il periodo di incubazione va da 18 ore a 5 giorni, dopo di che la malattia si manifesta inizialmente con diarrea e vomito, che portano rapidamente alla disidratazione e, nei casi più gravi, a shock ipovolemico e successivo decesso in poche ore.
Diagnosi, cura e vaccino
Diagnosticare tempestivamente il colera si può: tramite sintomatologia ed esame colturale delle feci, si va infatti ad individuare il vibrione del colera. Inoltre, sono disponibili nuovi test rapidi con cui è possibile identificare focolai di malattia. Il trattamento prevede un’immediata reintegrazione dei liquidi e dei sali persi, per poi procedere con la somministrazione di antibiotici (principalmente eritromicina per i più piccoli e tetraciclina per gli adulti), utili soprattutto nelle persone più fragili, nei bambini e nelle forme più gravi della patologia. Attualmente, sono disponibili due differenti vaccini orali contro il colera (OCV): il primo è il Dukoral, un vaccino che deve essere somministrato tramite 2 dosi, mentre il Vaxchora è invece un vaccino bivalente che va assunto in singola dose.
La prevenzione è indispensabile
Per evitare che il colera continui a rappresentare un’emergenza sanitaria, come è stato in questi anni, oltre ad una maggiore diffusione e disponibilità del vaccino nelle zone maggiormente colpite, sono indispensabili alcune azioni di prevenzione. Tra queste, le più efficaci sono la disinfezione costante, la predisposizione di servizi igienici adeguati, l’accesso all’acqua potabile, la gestione migliore degli impianti fognari con interventi di depurazione dell’acqua e attività di promozione della salute che limitino il propagarsi dell’epidemia. Con l’aumento dei casi a livello globale, sono stati recentemente attivati programmi di diagnostica del colera con la distribuzione di oltre 1,2 milioni di kit per test diagnostici rapidi a 14 Paesi ad alto rischio o gravemente colpiti da epidemie di questa malattia, tra cui Malawi, Etiopia, Somalia, Siria e Zambia. Si tratta di un programma necessario per migliorare la sorveglianza e il controllo, in modo da individuare rapidamente il pericolo e intraprendere la strada verso l’eliminazione definitiva del colera.