Napoli. Il parco dei murales di Ponticelli

La street art come riscatto sociale e culturale di una città legata all’arte in ogni sua forma e declinazione

Un’espressione artistica che suscita emozioni e che, allo stesso tempo, vuole rappresentare una forma di riscatto sociale e culturale: la Street Art nel corso degli ultimi anni ha trovato in Napoli e nel suo hinterland un territorio all’avanguardia, suggellando, ancora una volta, quel legame d’amore che esiste tra la città e l’arte in ogni sua forma e declinazione.

Nel capoluogo partenopeo, ad esempio, si trova una delle due opere italiane (l’altra è a Venezia) di Banksy, l’artista e writer inglese considerato uno dei massimi esponenti della street art.

Suscitare emozioni: è questo il sentimento che è alla base di una serie di creazioni artistiche che proviamo a racchiudere nella definizione street art, provando a tracciare in un luogo ben definito quella che è per antonomasia un’arte che ha bisogno di grandi spazi e in alcuni casi di andare ben oltre una ipotetica tela da dipingere.

Una forma d’arte che, più delle altre, cerca un legame con il territorio, entrandone a far parte prepotentemente.

Un esperimento portato avanti con successo in questi anni a Napoli è quello del Parco Merola, già ribattezzato Parco dei Murales, a Ponticelli, nella zona orientale di Napoli. Il quartiere più giovane per demografia tra i dieci della conurbazione partenopea e con il più alto tasso di dispersione scolastica e disoccupazione. 

Otto i murales realizzati, che hanno ricoperto le altrettante facciate cieche dei palazzi. Ma come nasce l’idea?

A guidarla è Inward, un osservatorio sulla creatività urbana. Dietro ogni opera – spiegano da Inward – c’è un lavoro di integrazione e di condivisione che vede la partecipazione attiva dei residenti, in particolar modo dei più piccoli che fanno della strada il loro parco giochi.

Un progetto iniziato nel 2015 quando, dall’estro di Jorit Agoch, l’artista italo-olandese che con i suoi volti vuole cambiare la periferia di Napoli, realizza “Ael” sulla facciata di uno dei palazzi del Parco.

Tuttavia, non è quello il primo murales dell’artista che campeggia sui palazzi napoletani, suo è quello di Maradona a San Giovanni a Teduccio e del San Gennaro operaio di via Duomo.

“Ael. Tutt’egual song’e criature” di Jorit
E’ l’aprile del 2015 quando per celebrare la “Giornata Internazionale dei Rom, Sinti e Caminanti” viene inaugurata la prima opera del Parco dei Murales. Dall’estro di Jorit nasce il volto di Ael, che presto verrà affettuosamente soprannominata “La Zingarella” dagli abitanti del quartiere. Il volto di Ael fissa l’importanza dell’accoglienza e allo stesso tempo è consapevole che il suo futuro potrà migliorare solo con l’istruzione, simboleggiata dai libri che vengono rappresentati alla base dell’opera. Anche Ael ha quel segno sul volto “rito pittorico” dello stesso Jorit, che simboleggia l’appartenenza alla stessa tribù.

“‘A pazziella ’n man’ ‘e criature” di ZED1
Nel luglio del 2015 l’artista toscano ZED1 realizza la seconda opera del Parco. Ancora una volta protagonisti sono i bambini e i ragazzi del quartiere che lo stesso writer ascolta e interroga prima di dare forma alla sua opera. Il burattino, con la faccia a metà tra Pulcinella e Pinocchio, sembra sopravvivere a stento alla decomposizione dei giocattoli tradizionali – si legge sul sito di Inward – schiacciati dal peso degli antagonisti digitali. Un videogioco che ti proietta in un mondo virtuale, facendoti in alcuni casi perdere il contatto con la realtà.
L’opera è stata realizzata con il contributo del Rotary Club di Napoli.

“Chi è vuluto bene, nun s’o scorda” di Rosk&Loste
Sono due street artist siciliani a realizzare la terza opera del Parco dei Murales, ultimata qualche giorno dopo la seconda. Due ragazzini giocano a calcio. Un pallone sospeso a mezz’aria, i due protagonisti del murales che indossano la maglia azzurra del Napoli e quella a strisce biancocelesti dell’Argentina, colori che richiamano Maradona che suggerisce anche il titolo dell’opera “Chi ama non dimentica”.
L’opera è stata realizzata con il contributo di Ceres nell’ambito del programma “In strada c’è colore”.

“Lo trattenemiento de’ peccerille” di Mattia Campo Dall’Orto
La quarta opera, realizzata dall’artista friulano Mattia Campo Dall’Orto, si ispira alla lettura quale azione per stimolare la fantasia e per ripensare alla realtà in modo creativo. Due bambini sono rappresentati con un libro tra le mani e sopra le loro teste sono disposte figure arricchite da fantasiosi elementi. Quel libro è “Lo Cunto de li cunti” di Giambattista Basile, il cui sottotitolo dà nome alla grande facciata “Lo trattenemiento de’ peccerille”.
L’opera è stata realizzata con il sostegno del Forum Regionale della Gioventù Campania e il Comune di Napoli.

“‘A Mamm’ ‘e Tutt’ ‘e Mamm’” di La Fille Bertha
Celebra il valore della maternità l’opera di street art realizzata da La Fille Bertha. L’idea nasce dalla comunità che popola il Parco dei Murales ed è stata raccolta dai volontari del Servizio Civile Nazionale tramite attività di disegno, fotografia e lettura e che hanno visto la partecipazione anche della stessa artista.
L’opera è una rivisitazione della “Madonna della Misericordia”, famosa nella versione dipinta da Piero della Francesca, che in tal caso vuole rappresentare la maternità come dono, mai come peso.
L’intervento è stato curato da INWARD con il supporto del MiBACT e di SIAE, nell’ambito dell’iniziativa “Sillumina – Copia privata per i giovani, per la cultura”.

“Je sto vicino a te” di Daniele Hope Nitti
Porta la firma del pugliese Daniele Nitti, in arte Hope, e rappresenta il valore della solidarietà la sesta opere realizzata nel Parco dei Murales.
Hope ha sintetizzato nella sua opera uno dei principali valori dell’umanità, grazie all’aiuto dei volontari del Servizio Civile Nazionale e del team di Inward.
Un piccolo villaggio, tra case e viuzze, popolato da bambini, ragazzi e adulti intenti a svolgere le mansioni di vita quotidiana è stato disegnato su uno sfondo stellato. Case come palafitte, su una grande distesa d’acqua, collegate le una alle altre da piccoli ponti, gli stessi che un tempo solcavano le acque del Sebeto che bagnavano il territorio orientale di Napoli.
Il titolo dell’opera è anche un omaggio a Pino Daniele.
L’intervento, insieme all’opera realizzata da La Fille Bertha, è stato curato da INWARD con il supporto del MiBACT e di SIAE, nell’ambito dell’iniziativa “Sillumina – Copia privata per i giovani, per la cultura”.

“‘O sciore cchiù felice” di Fabio Petani
E’ dedicata al valore e alla conoscenza del territorio la settima opera di street art realizzata nel Parco dei Murales. L’opera trae spunto dalla ricerca di Aldo Merola, botanico e direttore del Real Orto Botanico di Napoli, a cui sono intitolati il complesso residenziale e il lungo Viale che costeggia il Parco stesso e la verdissima Villa Comunale Fratelli De Filippo.
L’opera realizzata dall’artista piemontese Fabio Petani ha come protagonista un Gigaro Chiaro (Arum Italicum), presente nel Vallone di San Gennaro, che fiorisce a marzo, quando l’opera d’arte è stata avviata.
Nell’antichità era considerata una pianta magica capace di allontanare gli spiriti maligni. Il titolo dell’opera è ispirato ad una canzone degli Almamegretta. L’opera è stata prodotta da INWARD in partnership con Linvea e grazie alla collaborazione del Real Orto botanico di Napoli – Università degli Studi di Napoli “Federico II”.

“Cura ‘ paure” di Luca Caputo, in arte Zeus40
E’ dedicato all’importanza della “cura” l’ottava opera realizzata, con circa trecento bombolette spray, all’interno del Parco dei Murales di Ponticelli.
La mano dell’artista Luca Caputo, in arte Zeus40, ha realizzato l’ultimo murales del progetto dal titolo “Cura ‘e paure”. Sulla grande facciata hanno preso vita colori chiari e freschi che delineano delle silhouette: si tratta di Ilenia, Francesco, Giovanni e Stefania, abitanti reali del Parco dei Murales, e che hanno posato come modelli per l’artista attraverso gli scatti della fotografa Vasiliki Ioannou.
Una famiglia immaginaria, prendendo ognuno dei suoi componenti da una delle quattro grandi palazzine del quartiere, così Zeus40, street artist partenopeo, ha scelto di interpretare il tema evocando il nucleo familiare non come un qualcosa di privato, ma come l’insieme delle persone con cui si condivide un territorio. “Abbi cura che la bellezza abbia cura di te” – è la poesia che fa da sfondo alla rappresentazione dei quattro componenti della famiglia. Il titolo in lingua napoletana prende in prestito, invece, una espressione legata, ancora una volta, al mondo della musica partenopea, rifacendosi ad una nota canzone dei 24 Grana, “Kevlar”.

Photos
Event Details
Cerca Evento