Il Castello di Airola, dai Longobardi ai giorni nostri

La storia e le vicende che hanno interessato l’antico maniero del borgo benenventano

Il Castello di Airola, cittadina in provincia di Benevento, fu costruito probabilmente in epoca longobarda (IX e XI secolo) e fu la dimora di Rainulfo I di Alife – che successivamente lo abbandonò per trasferirsi a valle – e di altri feudatari che si avvicendarono nel governo fino agli inizi del 1600.

Situato a 380 metri sul livello del mare, occupa la sommità della collina di Monteoliveto e fu, per molto tempo, anche la dimora signorile della famiglia Caracciolo, fino a quando Don Ferrante, Duca di Airola, si trasferì in un palazzo a valle, l’odierno carcere minorile.

Il castello, tuttavia, rimase sotto il controllo della famiglia per oltre un secolo fino alla morte di Antonia Caracciolo, l’ultima erede, dopo di che non appartenne più a nessuno e, solo nel 2015, ritornò alla comunità cittadina.

Il castello occupa una superficie di 12.000 mq ed è circondato da cinta murarie e da torrette fortificate, alcune a pianta circolare, altre a pianta rettangolare.

In epoca longobarda aveva la funzione di una vera e propria fortificazione per esercitare il controllo su tutta la valle, soprattutto sui valichi che conducono ad Arpaia e a Sant’Agata dei Goti. Solo con i Caracciolo diventa una dimora signorile.

Costruito in pietra viva, si erge su una struttura di tre livelli, più un’altra completamente interrata.

Presenta una torre rettangolare, che era costituita da finestre e da feritoie tonde e a croce, e una piccola torre a base circolare, dal diametro di 4 metri, che aveva sette feritoie ed era collegata alle altre torri per mezzo di altre strutture.

Il primo livello era la sede delle armi. La parte superiore, oggi non più visibile, presentava un camminamento di ronda sempre a scopo difensivo, soprattutto per difendersi dalle armi da fuoco che faranno la loro comparsa a partire dal XIV secolo.

Le ampie finestre, inoltre, erano dotate al loro interno di poggioli dove le dame potevano sedersi per guardare il panorama o leggere libri.  

Molto interessante è il portale d’ingresso, eseguito in pietra viva, su cui si trova lo stemma della famiglia Carafa (1496) – Leonessa (1320).

Sul portale, inoltre, sono ancora ben visibili le tracce di uno dei pochi esempi in Italia di ponte levatoio che, nella tradizione medievale, permetteva l’accesso al castello. Quando il maniero era sotto assedio, infatti, dalla piazza d’armi si tirava giù una grata e si alzava il ponte levatoio mentre, dal posto di avvistamento, una piccola feritoia puntava dritto alla torre di Montesarchio per poter comunicare l’avanzamento dei nemici attraverso giochi di specchi o segnali di fumo.

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