La chiesa di San Nicola a Serramezzana: uno scrigno medievale

Alle spalle di Acciaroli e Pollica, la testimonianza di un antico culto cilentano

Cilento, terra di folklore e turismo, gastronomia e cultura. Tra una spiaggia e l’altra, in questi giorni di torrida estate, può capitare di imbattersi in una piccola chiesetta sui monti alle spalle di Acciaroli e Pollica, nascosta in una fitta selva di fichi e ulivi. Siamo alla chiesa cimiteriale di San Nicola del XI secolo, piccolo gioiellino solitario nelle immediate vicinanze del centro di Serramezzana, ennesima testimonianza di un culto, quello del Santo, estremamente radicato in questa regione.

Le radici del complesso affondano già nel 977, con la vendita di beni e terreni fatta a mercanti di Atrani, dispiegandosi poi in una lunga e interessante storia di concessioni, vassallaggi e dominazioni straniere. Da un documento del giugno 1073 si apprende come la piccola chiesetta, già in questa data, si presentasse come monastero ben strutturato e agli ordini di un abate. Da questa data, e fino alla definitiva sparizione della comunità monastica e del monastero, le sorti di questo piccolo tesoro storico-artistico risentono delle vicende politiche proprie dell’area salernitana, in particolare del passaggio tra dominio longobardo e normanno e della nuova giurisdizione della Badia di Cava de’ Tirreni.

All’interno la chiesa si presenta a tre navate di differente altezza e coperte da capriate lignee. L’occhio del visitatore coglie subito i numerosi e profondi interventi operati sulla struttura nel corso dei secoli, indispensabili per la salvaguardia di una struttura così antica, anche se chiaramente responsabili, al tempo stesso, di notevoli alterazioni all’originario progetto, in particolare dal punto di vista decorativo. Al nucleo primitivo della chiesa appartiene l’abside a pianta quadrata, coperta con una volta a crociera irregolare a sesto acuto e di diverso orientamento rispetto all’asse principale su cui corrono le navate.

Affascinanti, per quanto assai danneggiati, i resti di un imponente ciclo di affreschi, risalenti con ogni probabilità alla metà del XVI secolo, che originariamente doveva tappezzare le pareti interne della chiesa nella loro totalità. Ne sopravvivono oggi solo poche tracce, in particolare un San Sebastiano dai tratti inusualmente femminei e modellato secondo schemi compositivi estremamente sintetici, quasi ai limiti del naif, conservato in maniera discreta sul fronte di un pilastro tra le navata centrale e la navatella destra.

Concludono il tour il piccolo cimitero attiguo e il suggestivo sagrato antistante l’ingresso della chiesa, dominato al centro da un cippo di marmo bianco a base quadrata, sormontato da croce e decorato, sui lati del piedritto, con un’effigie di San Nicola e un’iscrizione risalente al 1620, dove si legge un brano in rima alternata sull’episodio evangelico del Cristo nell’orto del Getsemani.

Un’atmosfera da set cinematografico, quinta scenica perfetta per una pellicola in costume tardomedievale, intaccata – duole dirlo – dalla presenza, sul fondo dello stesso sagrato, di un moderno traliccio dell’energia elettrica, sorprendentemente sfuggito – o no? – alle stringenti verifiche e vincoli operati di norma dalla Sovrintendenza sui siti di interesse storico-artistico e culturale.

La chiesa è visitabile su richiesta alla pro-loco di Serramezzana. Per info: www.prolocoserramezzana.it.

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