Casacalenda, Costantino e di Capua: tre palazzi capolavori dell’architettura
Se è vero che Napoli è detta la “città delle 500 cupole”, per la presenza di tantissimi luoghi di culto tra chiese, basiliche e cappelle, allora dovrebbe allo stesso modo essere definita la “città dei palazzi”, perché dietro molti portoni spesso si nascondono magnifici tesori e capolavori dell’architettura.
Ogni volta che porto in giro per il centro storico dei gruppi in visita, rinnovo sempre l’invito a buttare l’occhio nei portoni chiusi: Napoli è in assoluto la capitale dei cortili cinquecenteschi in piperno, delle scale aperte settecentesche, degli atri affrescati ottocenteschi.
Iniziamo quindi un viaggio dietro tre portoni, di solito chiusi, in giro per il centro storico.
Palazzo Casacalenda
Quando si attraversa Piazza San Domenico Maggiore l’attenzione viene subito rapita dalla monumentale chiesa e dall’obelisco. Però proprio lì prospetta l’imponente facciata del palazzo che era di Marianna di Sangro, duchessa di Casacalenda e di Campolieto. Aveva qui una piccola casa della seconda metà del 1600, e affidò dei lavori di rifacimento a Mario Gioffredo. Dal cortile partiva una monumentale scala, opera di Cosimo Fanzago, e la nobildonna voleva semplicemente ingrandire i locali, conservandola. Per prima cosa l’architetto demolì tutto e ricostruì il palazzo dalla base. Ciò scatenò le ire di Marianna di Sangro, che non volle pagare l’uomo per il lavoro svolto. Nel 1761 ne scaturì una causa dove venne chiamato a testimoniare il maestro di Gioffredo, Luigi Vanvitelli, che constatò la presenza di problemi strutturali connessi al rimaneggiamento della struttura. Così la causa fu vinta dalla nobile ed i lavori di messa in sicurezza vennero presi in carico dallo stesso Vanvitelli. Quell’anno fu ritrovato un tempio rotondo sulla sinistra dell’edificio, che intralciava i lavori di ingrandimento. Così si decise di demolirlo ma, poiché era un peccato mettere da parte quelle belle colonne andarono ad ornare l’atrio di Palazzo Casacalenda. Sono ancora lì, e sono sicuro che la prossima volta vi farete caso.
Palazzo Costantino
Siamo sulla collina della Costigliola, che domina dall’alto il Museo Archeologico Nazionale e la Galleria Principe di Napoli. È una zona antichissima che nel 1500 era interamente di proprietà dei Carafa. In Via San Giuseppe dei Nudi, 25 sorge un palazzo del XVII secolo, che nasce come costruzione abusiva. Infatti l’architetto Paolo Papa li aveva cinque bassi e sei camere, modificò la struttura fino a creare un palazzo, che poi venne venduto a Francesco Costantino nel 1739, da cui ha preso il nome. Egli affidò a Nicola Tagliacozzi Canale il totale rifacimento del palazzo e realizzò una meravigliosa scala aperta ornata di stucchi ispirata a quella del notissimo Palazzo Trabucco.
Palazzo di Capua
Per l’ultimo palazzo vi lancio una sfida: in un libro ottocentesco avevo letto di una meravigliosa costruzione cinquecentesca, dove poi Ferdinando Sanfelice aveva creato una monumentale scala aperta. Aveva una cappella annessa dove si conservavano tele di Micco Spadaro ed era nella zona dei teatri romani. Sceso quindi sul campo, armato di curiosità mi sono messo alla ricerca del palazzo perduto e, al terzo tentativo e grazie alle indicazioni del portiere di uno stabile lì vicino, l’ho trovato nel labirinto di stradine tra il secondo e il terzo decumano. Ultimo indizio: oggi è un monastero di suore di semiclausura. Vi invito ad andare a cercarlo. Fatemi sapere!