Putzi, il cosmopolita pianista di Adolf Hitler

Il libro di Thomas Snégaroff, a metà strada tra biografia e inchiesta

Ernst Franz Sedgwick Hanfstaengl si distinse come una stranezza tra gli stravaganti. Laddove tendevano ad essere dei burberi campanilisti, era un uomo cosmopolita – un uomo di Harvard – con un gruppo internazionale di amici e soci di alto rango. Era alto un metro e ottanta montagnoso, con spalle larghe, un torace a botte, mani enormi e una testa massiccia con una mascella da lanterna e occhi con le palpebre progettati per lo sguardo minaccioso. Ma era un uomo grande che voleva solo essere apprezzato, ingraziandosi aggressivamente come un golden retriever. Era universalmente conosciuto con il soprannome d’infanzia, Putzi.

Nacque in una casa prospera e colta a Monaco nel 1887. Suo padre tedesco era un noto commerciante di riproduzioni d’arte, con gallerie a Londra e sulla Fifth Avenue a Manhattan. Sua madre era un’americana di ottimo pedigree del New England, con un generale della Guerra Civile nel suo albero genealogico. Lo mandarono ad Harvard nel 1905. Nel 1911, a 24 anni, si trasferì a Manhattan per dirigere la Galerie Hanfstaengl all’angolo tra la Fifth Avenue e la 45th Street. Eppure il suo primo amore è stata la musica. Era un abile pianista anche se a volte troppo entusiasta, appassionato di Christoph Willibald Gluck, e Richard Wagner. Molte mattine prima di aprire la galleria lo si poteva trovare all’Harvard Club dietro l’angolo, a suonare il piano. Fu lì che incontrò un altro laureato, il senatore dello stato Franklin Roosevelt. L’arrivo della Grande Guerra gli rese la vita molto difficile a New York, come fece per molti tedeschi-americani. Il Dipartimento di Giustizia lo ha indagato; I suoi compagni dell’Harvard Club si sono raffreddati;Un matrimonio di circostanza, un figlio, ed il ritorno a casa.

Monaco di Baviera 1922, un incontro decisivo, l’oratore era Adolf Hitler e Putzi ne fu decisamente colpito. Diventando il suo compagno costante, il suo menestrello e buffone di corte. Non curante delle attenzioni del Führer alla moglie americana, vedeva il suo ruolo come quello di introdurre un po’ di cultura e raffinatezza. Proprio come un visore presenta uno scenario oltre lo spazio ed il tempo, così Thomas Snégaroff, riesce a farci spettatori di un vissuto. Coinvolgendo duplici sensi del lettore, così transitando dalla narrativa alla saggistica. Allevia la musica di Wagner, quella percezione di inadeguatezza destinata ai posteri; Le scelte, le vicende, e soprattutto le sfumature di personalità celate nel protagonista.

“… una concezione “realistica” del diritto, che doveva basarsi sul modo reale e non su un mondo ideale. E il mondo reale, per i nazisti come per i giuristi americani, era l’impossibile fusione delle razze”. Lungo le pagine, rinverrà una risposta, alla domanda principale. Chi era Ernst Hanfstaengl? Ovvero, Putzi.

Daniela Carotenuto

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