L’arte della Pizza: un milione di firme per il riconoscimento Unesco

L’obiettivo dichiarato è quello di superare un milione di adesioni così da permettere alla pizza napoletana o meglio all’arte dei pizzaiuoli partenopei di diventare il 58simo bene della lista dei beni immateriali dell’Unesco e il settimo del Made in Italy.

Al momento le firme raccolte sono già 400mila. Raccolte in sei mesi, grazie a una mobilitazione generale, portata avanti da Coldiretti e dalla fondazione UniVerde di Pecoraro Scanio. Le firme saranno portate a Parigi, a dicembre, in occasione della Conferenza internazionale per i cambiamenti climatici perché, come ha spiegato Alfonso Pecoraro Scanio, con la Fondazione Univerde, “la pizza è amica dell’ambiente”.

“Il Ministero per le Attività produttive ha sostenuto con forza tutte le iniziative a favore” ha spiegato il sottosegretario Simona Vicari, per la quale un riconoscimento come questo va letto anche nell’ottica di “difendere” un prodotto, la pizza, bersaglio spesso di “contraffazione alimentare” attraverso molti degli ingredienti impiegati.

Il riconoscimento, come ha sottolineato Amedeo Lepore, assessore alle Attività produttive della Regione Campania porterebbe così a proporre “sul mercato internazionale un marchio e un talento tipici della nostra terra”. Ma avverte che “occorre superare la cosiddetta sindrome di Meucci”, evitare, cioè, come spiega all’Ansa che “come accaduto all’inventore del telefono”, rimasto un po’ in ombra rispetto a Bell che commercializzò l’invenzione, “siano altri a commercializzare” un prodotto d’eccellenza napoletano.

Il Comune di Napoli, attraverso l’assessore alle Attività produttive, Enrico Panini, ha intenzione di promuovere iniziative per coinvolgere i cittadini: “Abbiamo già preso contatti con le Municipalità e sosterremo qualsiasi iniziativa” ed a poco tempo dal guinness dei primati ottenuto all’Expo di Milano rilancia l’iniziativa di realizzare, questa volta a Napoli, una pizza lunga due chilometri: “La pizza la conoscono e la mangiano ovunque – dice – ma solo a Napoli è un’emozione”. Ecco perché, dal suo punto di vista, è proprio nel capoluogo partenopeo che, a suo avviso, deve essere realizzata “una pizza da guinness dei primati, di almeno due chilometri”.

La pizza napoletana punta dunque alla valorizzazione di prodotti di qualità, in una situazione in cui, mette in guardia Coldiretti Campania, “anche in Italia quasi due pizze su tre sono ottenute da ingredienti provenienti da migliaia di chilometri di distanza senza alcuna indicazione. Garantire l’origine nazionale degli ingredienti e le modalità di lavorazione – ha concluso il vicepresidente di Coldiretti Campania, Vittorio Sangiorgio – significa difendere un pezzo della nostra storia, ma anche la sua distintività nei confronti della concorrenza sleale”.

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