Un viaggio tra i palazzi d’epoca e le antiche case di armatori e marinai
Ampi cortili con antichi pozzi maiolicati, case settecentesche, chiese barocche e un dedalo di stradine che si aprono sull’azzurro del mare. È il tesoro nascosto nel centro storico di Meta di Sorrento, uno dei luoghi più caratteristici della penisola.
Ormai noto in tutto il mondo per le vicende giudiziarie del comandante Francecso Schettino e per il recente abbattimento dell’ecomostro di Alimuri, il piccolo borgo marinaro della costiera deve il nome alla sua posizione geografica.
Il paese, infatti, è situato al termine della costiera sorrentina e la sua chiesa principale, la Basilica della Madonna del Lauro, è stata costruita sul luogo dove, anticamente, sorgeva la pietra miliare che segnalava il punto finale della penisola. Ed è proprio la chiesa del Lauro, con il suo campanile in stile barocco e la cupola maiolicata, ad annunciare, ai visitatori provenienti da Punta Scutolo, l’arrivo nel comune di Meta.
La Basilica, la cui facciata attualmente è in stile neoclassico, sorge sui resti di un antico tempio dedicato alla dea Minerva. Secondo la tradizione, la chiesa fu dedicata alla Madonna del Lauro quando, nel secolo VIII d.C., una vecchietta, sorda e muta, trovò una statua della Madonna ai piedi di un alloro. Avendo riacquistato vista e udito, la donna corse in paese gridando al miracolo. Il Vescovo di Sorrento fece trasportare la statua nella sua Cattedrale ma, il mattino successivo, essa fu ritrovata di nuovo sotto l’alloro. Così la statua tornò a Meta e, da allora, fu venerata come “Madonna del Lauro”.
Lasciandosi la chiesa alle spalle si arriva in via del Lauro e, proseguendo verso il mare, si giunge in Piazza Casale, centro della vita cittadina. Da qui ci si può inoltrare nel cuore del centro storico, tra stradine e vicoli molto suggestivi, dove si incontrano portali settecenteschi, ville e palazzi di epoca barocca come Villa Liguori, Palazzo Fienga, Villa Elisa, Palazzo Maresca e Villa Valletta Martini.
Passeggiando tra i vicoletti si avverte un senso di tranquillità che distingue questo comune dagli altri vicini. Inoltrandosi nelle stradine strette, tra un edificio e l’altro spesso si può scorgere il blu del mare.
La maggior parte della case del centro storico presentano un portoncino decorato con bugne in pietra vesuviana che, in alcuni casi, si apre su cortili interni, incorniciati da archi e volte, dove un tempo si stendevano le vele. Molti edifici, costruiti tra la fine del ‘700 e l’inizio dell’800, appartengono, infatti, ad armatori e capitani di lungo corso e sono la testimonianza di un glorioso passato. Nel XIX secolo d.C., infatti, Meta divenne nota per l’enorme sviluppo raggiunto dalla marina mercantile, tradizione che influenzò notevolmente anche l’architettura metese.
Documenti storici testimoniano come le navi costruite nei cantieri navali di Alimuri solcassero i porti del Mediterraneo, del Nord Europa, del Baltico, del Regno Unito, delle Americhe, della Cina e dell’Australia. Basti pensare che nel 1866, i cantieri, sorti alla fine del 1200, occupavano un’area di circa novemila metri quadri e disponevano di otto scali di costruzione. La memoria di questo passato illustre è conservato in Vico S. Stefano, nella sede del museo navale “Mario Maresca”.
Percorrendo le strade del centro storico, inoltre, non è difficile incontrare gioiellini architettonici del Barocco Napoletano, come la Chiesa dell’Assunta, la Chiesa degli Angeli e la Chiesa della SS. Annunziata, detta di S.Lucia, con una cappella costruita completamente in tufo e una torre campanaria con un vecchio orologio.
Risalendo la strada che dal mare porta alla Basilica della Madonna del Lauro, in via Caracciolo, si può ammirare il palazzo Cosenza, noto anche col nome di Villa Giuseppina, imponente edificio edificato nel 1739. Ideato e progettato dal famoso architetto Luigi Vanvitelli, il suo stile neoclassico, sobrio ed elegante, non sfuggì all’attenzione del regista Dino Risi, che nel 1955, scelse la villa come set cinematografico del suo famosissimo film «Pane, amore e…» con Sofia Loren e Vittorio De Sica.