La romantica leggenda che avvolge la Repubblica marinara della costiera
Passando tra i vicoli della nostra Campania da cui trasudano miti e leggende antiche, capaci di trasportarci indietro in un tempo lontano, fatto di credenze, culti e divinità, che si intrecciano con le origini della nostra terra, si narra una storia. Essa coinvolge una delle Repubbliche marinare più grandi e ricche dall’XI secolo in poi: Amalfi.
La mitologia ci narra di un incontro tra una Ninfa, di nome Amalfi, dotata di estrema dolcezza, grazia e bellezza ed il celebre ed eminente semidio Ercole, nato da Zeus e Alcmena: simbolo di forza, coraggio e dotato di un cuore nobile. Tra i due nacque un amore profondo e coinvolgente, destinato a segnare per sempre il loro destino e quello della penisola. Ercole non aveva occhi che per Amalfi e lei, dal suo canto, ardeva di passione per lui; una coppia perfetta in cui forza e soavità si fondevano in una cosa sola.
La sorte, però, spesso è avversa agli uomini e, proprio quando il loro amore sembrava essere destinato a durare in eterno, la bellissima Amalfi morì improvvisamente, lasciando Ercole nella totale disperazione. Dopo mesi di afflizione, Ercole si fece forza, e decise che la sua amata sarebbe vissuta per sempre in ogni suo ricordo, ma soprattutto nella magia del posto più bello del mondo che avrebbe cercato per lei.
Così, dopo un’estenuante ricerca, giunse sulle coste del litorale campano, in cui il sole che rifulge nell’acqua cristallina, terra e mare sembravano fondersi in un unico abbraccio. Ercole, colto dall’incanto di questo posto, decise di seppellire qui la sua Ninfa e diede al luogo il nome del suo amore: Amalfi. Egli, però, decise di fare ancora di più e nel ricordo del dolce profumo della pelle della Ninfa, compì un ultimo atto d’amore. Entrò nel Giardino delle Esperidi, pieno di frutti e fiori profumati, e una volta sconfitto il drago posto all’ingresso, rubò alcuni alberi di limoni.
Ercole piantò i semi di questi frutti nel luogo in cui aveva sepolto Amalfi e nei dintorni, così che tutto il luogo fosse circondato dall’abbraccio di questo meraviglioso profumo, che nei secoli sarebbe diventato il simbolo della penisola.
a cura di Marianna del Sorbo