Arte. Il Seicento e il Settecento napoletano a Vienna

Un tratto fondamentale all’interno della ricca Pinacoteca del Kunsthistorisches Museum

La pittura italiana e, in particolar modo, quella meridionale e napoletana, rappresentano un tratto fondamentale della ricca Pinacoteca del Kunsthistorisches Museum di Vienna.

Nelle sale della più importante collezione della famiglia degli Asburgo è significativamente rappresentata la produzione pittorica del Belpaese, che si tratti della pittura cinquecentesca veneziana o di quella manieristica, senza dimenticare il realismo caravaggesco e tutti i centri della pittura italiana di età barocca, rappresentati da opere eccellenti.

Aggirandosi per le sale che occupano tutta l’ala occidentale del primo piano del museo, è facile quindi imbattersi nella Pala di San Cassiano di Antonello da Messina o nel San Sebastiano del Mantegna.

Tante le opere firmate dai rappresentanti della pittura napoletana, o che hanno avuto nella città di Napoli un influsso importante, come quello sviluppatosi intorno alle opera centrali del Caravaggio, la “MAdnna del Rosario” e “Davide con la testa di Golia” , che riescono a esercitare un importante contributo alla pittura di età barocca.

Un apporto particolarmente decisivo si trova nelle opere di Giovanni Battista Caracciolo detto il Battistello, nato a Napoli nel 1578, scolaro di Fabrizio Santafede e uno dei primi seguaci della “scuola” caravaggesca, come testimonia la “Liberazione di San Pietro” che si può ammirare presso il Pio Monte della Misericordia.

La collezione asburgica comprende due sue opere: “Cristo e l’angelo nell’orto”, olio su tela realizzato tra il 1615 e il 1617, un’opera giovanile che nel pieno spirito della Controriforma unisce i tratti narrativi della scena nell’orto degli olivi con gli elementi statici di un’immagine devozionale e la “Madonna col Bambino e Sant’Anna”, realizzata tra il 1620 e il 1625.

A Vienna è ampiamente rappresentata in tutte le sue fasi anche la pittura napoletana del Seicento e del Settecento: l’”Adorazione dei Magi” di Bernardo Cavallino, senza ombra di dubbio il più delicato e raffinato pittoricamente parlando (San Paolo e il centurione e Mosè salvato dalle acque sono conservate a Villa Pignatelli a Napoli), o le “Allegorie di Astrea” di Salvator Rosa, che si concentrano sulla tematica dell’Età dell’oro, fino alle opere di Luca Giordano e Francesco Solimena.

Di Giordano la galleria possiede ben diciassette dipinti, tra i quali la monumentale pala d’altare “L’Arcangelo Michele fa precipitare all’inferno gli angeli ribelli”, realizzata nel 1666 e proveniente dalla chiesa dei Minoriti a Vienna, un’opera che rappresenta la conclusione dell’arte decorativa del barocco maturo, ma allo stesso tempo si colloca all’inizio della pittura italiana del rococò. Una tavolozza sfumata, tipicamente veneziana, conosciuta in prima persona, ma mediata anche dal maestro di Giordano, ovvero Jusepe de Ribera.

Nel corso della dominazione austriaca di Napoli (1707-1734), i più importanti artisti della città lavorarono per l’aristocrazia e per la corte imperiale. Tra questi vi fu Francesco Solimena, caposcuola dei napoletani, che decorò la cappella della residenza estiva di Eugenio, il Castello del Belvedere, con una pala d’altare e un soffitto dipinto (distrutto nel 1950). Al Kunsthistorisches Museum, invece, si può ammirare la “Deposizione dalla Croce”, un lavoro – entrato a far parte della Pinacoteca nel 1752 – che fu eseguito sempre per il principe Eugenio di Savoia per la cappella della sua tenuta di caccia, il castello Schlosshof/Marchfeld presso Vienna.

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    Kunsthistorisches Museum, Vienna
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