Il copricapo divenne un elemento feticcio ricorrente nell’arte neopompeiana ottocentesca
La primavera dei musei napoletani si prospetta molto coinvolgente.
C’è grande attesa, infatti, per la mostra sui Gladiatori al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, nata con la collaborazione dell’Antikenmuseum di Basilea e la cui inaugurazione è prevista per l’8 marzo venturo.
Nel Salone della Meridiana saranno allestite circa centosessanta opere divise in sei sezioni a indagare a tuttotondo la suggestiva figura del gladiatore, assoluto protagonista del mondo antico romano, che, secondo Giovenale, doveva tutto il proprio equilibrio sociale all’elargizione alla plebe di Panem et circenses, di pane e giochi del circo. Parte centrale dell’esposizione saranno le armi e il vestiario dei gladiatori, diventate nei secoli attrazioni di grande fascino specialmente per i turisti e i viaggiatori italiani e stranieri.
Nell’attesa, è interessante come alcuni pezzi previsti in esposizione hanno storie singolari alle loro spalle. Ad esempio, un elmo della collezione del MANN divenne una vera e propria ‘star’, un elemento feticcio ricorrente nell’arte neopompeiana ottocentesca, fenomeno di fervore culturale europeo derivato dalle scoperte archeologiche portate avanti in area vesuviana da Giuseppe Fiorelli dal 1861. Si tratta di un elmo in bronzo, proveniente da Pompei e decorato con una scena rappresentante l’ultima notte di Troia, col gruppo di Neottolemo e Priamo e di Aiace e Cassandra, davanti al quale molti artisti subirono una folgorazione tale da riproporlo nelle proprie opere.
Su tutti, si pensi all’aitante protagonista della grandiosa tela del 1880 Lotta di gladiatori durante una cena a Pompei di Francesco Netti, oggi a Capodimonte, oppure al celebre artista francese Jean-Léon Gérôme, più volte in visita a Napoli, che nel 1876 pone sul capo del suo Mirmillone che si prepara al combattimento in un’arena di Roma proprio lo stesso casco del MANN, ancor più minuziosamente indagato, e che si ripeterà anni dopo, nel 1886, in La fine della sessione, rilettura moderna del mito di Pigmalione e Galatea, lasciandoci entrare nel suo atelier nel pieno di una sessione di lavoro e lasciandoci intravedere, sulla mensola nella parte destra della scena, ancora una volta lo stesso elmo da lui ammirato a Napoli in uno dei suoi tanti viaggi.
“MANN at work”: mai slogan fu più azzeccato.