Passeggiata nel centro storico, tra Musei, chiese, santuari e le vestigia di un passato importante
Atena Lucana è uno dei luoghi di confine della Campania. Lo tradisce già il nome, quel “Lucana” che nell’Ottocento andò ad accompagnare l’antica denominazione, quell’Atina, antico borgo (appunto) lucano che i romani fecero Municipium e che, nel corso dei secoli, è passato di mano alle più ricche e potenti dinastie aristocratiche del Mezzogiorno.
Il paese si trova a circa 625 metri sul livello del mare. Sull’altura da cui domina la valle del Diano, in posizione strategica d’accesso alla Basilicata. Negli ultimi decenni, le attività economiche si sono spostate e sviluppate a ridosso dell’autostrada, nello “scalo”. Ma il centro storico non è stato abbandonato, anzi.
È un dedalo di viuzze, saliscendi, salite e discese, ora ripide, ora dolci, quello che si innerva in un piccolo presepe ricco di storia e tradizioni. Tra le case spuntano viottoli, gallerie e ci si imbatte in piccoli gioielli di fede e cultura. Imboccata la strada che porta al centro storico, affrontata la salita, ci si ritrova davanti all’ex municipio. Un palazzo storico, quello, che nell’Ottocento in cui erano organizzati gli uffici del Comune e che adesso, invece, ospita l’Antiquarium, il Museo Archeologico locale. L’edificio due piani della mostra e all’ultimo, invece, l’aula consiliare dove i ragazzi del posto vanno a promettersi, davanti alla legge, eterno amore.
La passeggiata nel centro storico prosegue con una puntata alla Chiesa di Santa Maria Maggiore, la chiesa dei cento (e forse più) angeli. La costruzione risale al medioevo, la facciata alla fine del ‘600; ci lavorarono gli artisti più importanti del barocco campano e lucano e, ancora oggi, è un giacimento prezioso per la riscoperta e lo studio dell’arte sacra del periodo tra il Seicento e il Settecento.
Poco discosto, c’è il santuario dedicato a San Ciro. Al culto del santo medico è legata a filo rosso la storia di una ragazza che, nel 1863, gravemente malata che fu miracolata dal suo intervento. Alla terza domenica di maggio, centinaia di fedeli da ogni parte del comprensorio valdianese gli rendono il tributo di un pellegrinaggio.
Domina il centro storico quello che resta del Castello, la cui costruzione è risalente (almeno) al 1100. Una torre d’osservazione, di forma circolare, fu voluta dai Sanseverino una delle più importanti e nobili famiglie del Mezzogiorno che ha scritto la storia dell’area a sud della Campania, e in particolare del comprensorio del Vallo di Diano.