Come nasce la tradizione del “regalo” per le persone speciali
Esiste un’antica leggenda legata all’isola di Capri in cui si racconta di un povero pastorello, orfano di padre, che non possedeva alcun bene materiale al di fuori di una pecorella. Si dice che una sera, all’imbrunire, il fanciullo si fosse attardato a raccogliere dei fiori e quando si era voltato per chiamare a sé la pecorella, quest’ultima era sparita dalla sua vista. “La mia unica pecorella, è perduta!” – piangeva disperato il pastorello – “Come farò adesso?”. Ad un certo punto, però, gli parve di udire da lontano un debole scampanio e, pensando fosse il suono della campanella che la pecora portava al collo, si diresse nella direzione da cui proveniva il tintinnio.
Iniziò a correre a piedi nudi, tra i rovi e i sassi, mentre la notte era ormai sopraggiunta, finché non giunse sull’orlo di un burrone e qui una luce improvvisa lo fermò. Avvolto in un fulgore dorato fece la sua apparizione San Michele, splendente sul suo cavallo bianco. “Bimbo mio” – disse il Santo, sfilandosi dal collo una campanella che gli pendeva sul petto – “prendi questa e segui sempre il suo suono, ti salverà da ogni pericolo”. Il pastorello, tremante per l’emozione e per la gioia, ritrovò dopo poco la pecorella e si diresse verso casa, portando in dono la campanella alla sua mamma. Da allora la sua vita cambiò per sempre ed ogni suo desiderio terreno fu appagato.
Da questa leggenda si è poi affermata nel tempo la tradizione di regalare la Campanella di Capri alle persone che riteniamo davvero speciali perché, ad ogni rintocco, ogni loro desiderio si possa avverare. Nei tempi più moderni questo portafortuna si è trasformato in un accessorio must have, un vero e proprio “oggetto feticcio” per coloro che vogliono regalare o indossare un pezzo di Capri. Basti pensare che la fama della Campanella è addirittura sbarcata oltreoceano quando, sul finire della Seconda Guerra Mondiale, l’isola di Capri donò al Presidente Roosevelt la “Campana della Fortuna”, forgiata in bronzo, e ancora oggi custodita al Franklin D. Roosevelt Presidential Library and Museum di New York.
Autori di quest’opera furono gli orafi della maison Chantecler, su commissione del fondatore Pietro Capuano (erede di una stirpe di gioiellieri napoletani): da lì a pochi mesi la guerra si concluse e questo confermò la qualità di portafortuna della campana e il successo definitivo per la casa di gioielli caprese.
Chantecler era il soprannome con cui il Principe “Pupetto” Caravita di Sirignano, uomo di sublime leggerezza e profonda cultura, appellava Pietro Capuano, rifacendosi a un gallo piuttosto esuberante, protagonista di un’opera teatrale scritta nel 1910 da Edmond Rostand, l’autore di Cyrano de Bergerac.
Fu poi negli anni ’50, quelli della Dolce Vita, quando Capuano avvertì la necessità di avere una “base”, ovvero un luogo fisico dove poter esporre e vendere i suoi gioielli, che nacque il sodalizio con Salvatore Aprea (appartenente a una famiglia che commerciava coralli e cammei) e che portò all’apertura del primo shop in via Camerelle, frequentatissimo dal jet set dell’epoca che vantava, tra le varie testimonial, nomi del calibro di Ingrid Bergman, Audrey Hepburn, Jacqueline Kennedy e Greta Garbo, tutte donne il cui stile unico e inconfondibile contribuì alla storia del glamour.
Oggi, a portare avanti lo spirito del brand caprese, ci sono i figli di Salvatore Aprea: Maria Elena, Costanza e Gabriele che hanno saputo raccogliere l’immensa eredità ricevuta dal padre e coltivarla con passione, intelligenza, lungimiranza.
Capri resta sempre la fonte inesauribile di ispirazione per i creativi della maison: simbolo della libertà assoluta in cui energie, colori e profumi creano quotidianamente qualcosa di irripetibile e straordinario da rendere l’isola centro di un mondo che decide gli stili e segna i tempi, senza però perdere mai di vista quell’antica leggenda da cui tutto ha origine, al punto che dopo oltre settant’anni di attività e numerose linee creative, le Campanelle Chantecler declinate negli anni in tantissime collezioni, varianti e materiali, conservano sempre il loro status di vere e proprie icone, simbolo del life-style caprese unito ad uno charme internazionale che ha saputo conquistare le donne sofisticate di ogni periodo.