La sua personalità eclettica prestò particolare attenzione ai soggetti carnevaleschi realizzando opere di eccelsa qualità
Da sempre il carnevale costituisce un tema rinomatamente caro agli artisti di ogni tempo. Francesco Netti (1832-1894), pittore pugliese ma di piena adozione napoletana, fu uno degli indiscussi e più fecondi protagonisti della scena artistica partenopea del secondo Ottocento, non soltanto come pittore ma anche come critico d’arte. La sua personalità eclettica prestò una particolare attenzione ai soggetti carnevaleschi realizzando opere di eccelsa qualità. Basta pensare a Dopo la festa, olio su tela del 1864 oggi in collezione privata, nel quale rappresentò una drammatica narrazione di un ballo in maschera mostrando i differenti e concatenati attimi della fine o della brusca interruzione della festa. Attraverso una disposizione particolarmente teatrale, Netti divise i personaggi sulla scena in due gruppi, ben distinti e caratterizzati ognuno da gestualità chiare, precise e plateali, volte ad aumentare ulteriormente il tono già drammatico del momento.
Lo stesso tema troverà ulteriore fortuna nell’arte di Netti anche negli anni a seguire. Un esempio è un piccolo disegno a matita su carta, Dopo il veglione, il cui messaggio è velatamente ambiguo e ancora di difficile lettura. Il disegno è probabilmente databile negli anni del soggiorno a Parigi di Netti, agli inizi degli anni Settanta, e presenta tre figure mascherate ritratte di spalle su una breve scalinata, in procinto di entrare in un appartamento: due donne, ai lati, stanno accompagnando sotto braccio – o forse trascinando – un uomo, al centro, nelle vesti di Pierrot o Pulcinella. Che sia una delle classiche scene di un Pulcinella vessato o un episodio sotteso piuttosto a suggerire allo spettatore una visione più ‘erotica’ e implicitamente dissoluta sulle prossime azioni dei tre personaggi rincasanti dopo una festa, non ci è dato saperlo.
Ma Netti tornò nuovamente sul tema del carnevale anche in scene di stampo sociale e dal sapore più moraleggiante. Risale al 1872, infatti, La sortie du bal, rue de l’Académie de Médecine, un piccolo dipinto a olio realizzato anch’esso durante il suo periodo parigino e oggi ammirabile nella sezione dell’Ottocento privato del Museo di Capodimonte, opera nella quale l’artista mise in atto una denuncia sociale attraverso il contrasto tra l’ozioso gruppo di personaggi borghesi in maschera, rientranti da una festa all’alba, e il duro lavoro degli spazzini, dai tratti confusi e indistinti, immersi in una nube di polvere, invisibili agli occhi dei passanti.