La Cassa Armonica di Castellammare di Stabia

Autentico simbolo della Città delle Acque

di Maria Cristina Napolitano

In che modo un monumento diventa simbolo di una città? Non solo quando lo si ritrova ripetutamente rappresentato nelle cartoline del luogo, ma anche quando di questa città ne trasmette i ricordi di un glorioso passato e di un prestigio in molti casi eccezionale. Stiamo parlando della Cassa armonica di Castellammare di Stabia, sita in villa comunale e antistante alla Piazza Umberto I, luogo di forte valenza culturale per la comunità locale. Realizzata dalla ditta Minieri di Napoli su progetto dell’architetto stabiese Eugenio Cosenza, la cassa armonica venne inaugurata il 28 aprile 1900, dopo qualche anno dall’altrettanto noto padiglione napoletano di Enrico Alvino.

La Cassa armonica progettata dal Cosenza doveva sostituire una precedente struttura lignea che aveva accolto concerti e spettacoli musicali all’aperto; questa struttura, costruita nella seconda metà dell’800 nel viale centrale della Villa Comunale, non era più sufficiente a soddisfare i bisogni crescenti della mondana cittadina. Siamo in un periodo florido per la Città; i flussi turistici sono in aumento grazie allo sviluppo del termalismo, noto sin dall’antichità e perennemente sfruttato per i benefici per la salute e la cura di alcune malattie. L’amministrazione comunale sulla scorta di questo aumento di ingressi in città sentì l’esigenza di dare il via ad una serie di interventi pubblici, non solo per la sistemazione degli stabilimenti termali ma anche per la litoranea (oggi corso Garibaldi) destinata al passeggio dei villeggianti. In questo fermento edilizio rientra il progetto della Cassa armonica, in stile liberty e di ispirazione ispano-moresca, che pare abbia richiesto, prima della fusione, l’esecuzione di ogni singolo pezzo in legno.

Appena dopo 9 anni dall’inaugurazione, una forte libecciata distrusse l’opera del Cosenza, chiamato immediatamente ad intervenire per il rifacimento (terminato nel 1911). L’architetto, questa volta coadiuvato da una ditta locale, compì alcune modifiche tecniche che hanno permesso alla struttura di arrivare sostanzialmente integra sino ai nostri giorni (uno sfiatatoio in cima alla struttura per una corretta ventilazione della copertura, l’altezza ridotta e forme addolcite).

La forma attuale della struttura è ancora quella del rifacimento del 1911: quattro gradinate marmoree permettono l’accesso al padiglione, in ghisa e vetro colorato, con archi di maggior luce per gli accessi, inquadrati da altri di minore dimensione; su arabeschi a traforo e vetri colorati poggia la tettoia e la cupola in vetro bianco.

Nel 1986 si stanziarono 290 milioni per il restauro conservativo dell’opera, ormai necessario in seguito ai danni causati dal terremoto dell’80 e ad atti vandalici. Oggi la Cassa armonica stabiese resta tra i pochi podi bandistici d’Italia e risalta tra questi, per interesse artistico. Pur continuando solo raramente ad essere utilizzata per il suo scopo primario, armonizzare e amplificare i suoni al suo interno, resta un’eccellenza tra le memorie storico-culturali della Città; replicata in numerosissimi scorci pittorici su tela, può considerarsi a buon diritto uno dei simboli della Città delle Acque. 

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