Castiglione dei Genovesi e il suo “diritto” alla felicità

L’Associazione Ràreca diffonde valori e antiche tradizioni attraverso il progetto di “ospitalità diffusa”

Castiglione dei Genovesi è un piccolo comune di Salerno di poco più di 1300 abitanti e fa parte del comprensorio dei Picentini. È un luogo di rara bellezza perché è un luogo “duale”, un paese di montagna che guarda il mare e addirittura, quando si raggiunge l’antico Santuario sul monte Tubenna, si vede quell’isola dove visse Tiberio, fatta di rocce bianche e di capre selvatiche: Capri.

Il monte Tubenna è solo una delle tre sentinelle a guardia di questo luogo, le altre due alture sono il Monna e il Montecchia. La sua denominazione deriva niente meno che dal filosofo ed economista Antonio Genovesi. Eccolo un altro personaggio illustre che ebbe in questa terra i suoi natali e che oltre ad essere stato importante per la storia dell’illuminismo napoletano e le vicende della rivoluzione del 1799 è stato, non dimentichiamolo, anche tra i primi a parlare di “diritto alla felicità”.

Oggi a Castiglione esiste proprio una piazzetta della felicità riqualificata da qualche anno con murales ed installazioni artistiche a lui dedicate. Con la finalità di promuovere anche questo luogo di felicità e storia, è nata qualche anno fa l’Associazione Ràreca fondata da Rosa Genovese, Annalisa Accetta e Pietro Castagno, castiglionese doc.

Ràreca, che significa antiche radici, è nata con lo scopo di diffondere valori, memorie e tradizioni di territori meno noti nel territorio campano ma altrettanto meritevoli di tutela e salvaguardia. “A Castiglione, per esempio – ci spiega Annalisa Accetta – pochi sanno che esiste ancora la casa di Antonio Genovesi con un bell’arco all’ingresso che ci parla di un palazzotto di una famiglia piuttosto agiata e non dell’attività di un umile ciabattino come si racconta fosse il padre di Antonio: doveva essere invece un abile e ricercato artigiano che lavorava cuoio e pellame”.

Non lontano dalla casa natale di Genovesi, ci sono infatti ancora i resti di una antica conceria. Ma esistono anche altri luoghi di interesse come la Collegiata di San Michele o la Chiesa di San Bernardino con i suoi simboli papali che la indicano come luogo di antichi privilegi. “Tutto questo – continua Annalisa – non va dimenticato per non assistere anche qui ad una forma di lenta demolizione della memoria. La nostra Associazione si è fatta promotrice di un progetto di “ospitalità diffusa”, ovvero, mancando grosse strutture ricettive, è la cittadinanza che apre le porte delle proprie case per far conoscere la realtà del paese, una realtà solo apparentemente depressa ma dalle enormi potenzialità”.

Castiglione vive prevalentemente di agricoltura, non dimentichiamo che qui si lavora la nocciola tonda di Giffoni, un’ IGP esportata in tutto il mondo, e la castagna finalmente recuperata dopo gli anni bui dovuti ai suoi parassiti ed è anche il paese dei porcini. “Sono queste le radici  di un paese vivo e genuino, conclude Annalisa, queste sono le radici che cerchiamo”.

Si parte da qui, dunque, dalla semplicità che poi è sinonimo di quella felicità descritta dal nostro filosofo nel ‘700, un “diritto” messo nientemeno per iscritto nella Scienza della Legislazione di Gaetano Filangieri e a sua volta inserito nella costituzione degli Stati Uniti d’ America di Banjamin Franklin. Ed è proprio il caso di dirlo, ancora una volta la nostra terra docet, o meglio, Castiglione docet.

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