Cecily Brown, ospite illustre a Capodimonte

Al primo piano della Reggia, il gigantesco dipinto dell’artista inglese

La morte ti fa bella. Era questo il titolo di un film di successo del 1992 e di “morte bella” dobbiamo parlare quando vediamo il gigantesco quadro ospitato alla Reggia di Capodimonte di Cecily Brown

Artista inglese classe ’69, è l’ospite illustre al Museo di Capodimonte già da diversi mesi e vi rimarrà fino al 1 maggio. Il Palazzo, straordinaria pinacoteca che conserva opere di Tiziano, Botticelli, Raffaello, Masaccio, Parmigianino, Caravaggio e tanti altri, è l’unico museo in Italia ad avere una sezione, al terzo piano, dedicata anche all’arte contemporanea. 

E l’arte contemporanea si è guadagnata un posto d’onore al primo piano con questo quadro colorato, gigantesco e bellissimo dove la morte corre a cavallo distruggendo e calpestando. Avanza e corre su un cavallo bianco (non nero) sorridente, circondata stranamente da fiori, natura e colori sgargianti. Siamo sicuri che sia poi così brutta e crudele? Non sembra. Cinque metri di tela colorata con la morte che avanza priva del consueto ghigno malefico. Fa il suo dovere, passa, sottomette, porta via ma è circondata dalla vita. È un ciclo. Sereno. Inevitabile. Accolto. Mette quasi gioia. Un memento morì col sorriso. 

A primo impatto mi ricorda il pittore olandese Bosch. Forse per questa “visione” della morte con i suoi colori. In realtà l’artista ha dichiarato di essersi ispirata ad un’opera omonima vista in Sicilia durante un suo viaggio a Palermo. L’opera è del ‘400 e si trova nella Galleria Regionale di Palazzo Abatellis a Palermo. Lì, in seguito ad alcuni restauri, è visibile una croce a separare i quattro pannelli e, anche nel dipinto della Brown, una croce è perfettamente visibile al centro di tutto.

Siamo sicuri che sia, dunque, davvero la morte a trionfare? Ad ogni modo la suggestione nasce da questa costante relazione che travalica i secoli. Napoli e Palermo. Le due città, in qualche modo, ancora una volta insieme unite nell’arte contemporanea ed il suo dialogo col ‘400 e, ancora una volta, in qualche modo, sempre sotto il segno dei Borbone. 

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