Uno dei più pregevoli esempi di tutta la produzione architettonica del 700 napoletano
Edificata tra il 1698 e il 1719, la Chiesa di San Michele Arcangelo ad Anacapri rappresenta uno dei più pregevoli esempi di tutta la produzione architettonica del settecento napoletano.
A volerne la costruzione furono Madre Serafina di Dio, religiosa caprese già fondatrice del convento delle teresiane, annesso alla chiesa, e il vescovo di Capri Michele Gallo di Vandenejnde, appartenente alla nobiltà napoletana, che qui aveva deciso di essere sepolto, come testimonia un’epigrafe in marmo che si trova dietro l’altare maggiore.
L’edificio fu costruito di fianco alla preesistente Chiesa di San Nicola della quale, nell’androne che si trova a sinistra del portale, sono ancora visibili le pareti del presbiterio, decorate con rilievi in stucco.
Il progetto è attribuito all’architetto Antonio Domenico Vaccaro, autore di altri luoghi di culto. La chiesa ha una particolarissima struttura ottagonale a croce greca, coperta da una cupola e scandita da sei absidi lungo gli assi trasversali.
L’altare maggiore, donato dal principe di San Nicandro nel 1761, fu realizzato a Napoli nel 1719 dal “mastro marmoraro” Agostino Chirola su disegno di Angelo Barletta. Si tratta di una struttura in marmo intagliato, con incastonate pietre preziose, ai cui lati sono posti due magnifici angeli scolpiti in un unico blocco di marmo.
Il pavimento con riggiole in maiolica
Il tratto saliente che contraddistingue la chiesa, tuttavia, è il pregiato pavimento realizzato con riggiole in maiolica, anche questo regalo votivo del principe di San Nicandro, che fu eseguito a Napoli nel 1761 da Leonardo Chianese, esponente di una delle più importanti famiglie di “riggiolai”.
Il tema raffigurato, proposto più volte nel corso del XVIII secolo, è quello del Paradiso Terrestre e della cacciata di Adamo ed Eva, probabilmente ispirato a un dipinto – andato perduto – di Francesco Solimena. L’opera è di fattura tipicamente napoletana, ma, al contempo, risente degli influssi delle nature morte italiane e fiamminghe del XVII e XVIII secolo.
La prima scena rappresenta una natura bucolica, concepita per essere un invito, per i pastori e per i contadini, ad entrare in chiesa. Gli animali rappresentati sono mucche, pecore e capre: una di queste, in particolare, è raffigurata su una roccia e sembrerebbe simboleggiare l’isola di Capri.
Nella scena principale è raffigurato l’Albero della Conoscenza del Bene e del Male, sul quale si trova un serpente, simbolo del diavolo, e, poco più in basso, l’arcangelo Michele su una nuvola che, brandendo una spada infuocata, scaccia Eva dallo sguardo implorante mentre Adamo scappa spaventato. Il paesaggio circostante è rappresentato da acqua, piante, alberi da frutta, girasoli e numerosi animali che simboleggiano, non solo i vizi umani, ma gli stessi insegnamenti morali o spirituali della dottrina cristiana. In particolare, è rappresentato un unicorno, simbolo di purezza; il coccodrillo con la bocca spalancata, simbolo delle tentazioni del diavolo; il cervo, nemico del demonio. Sullo sfondo, un cielo stellato con il sole a sinistra mentre a destra la luna in fase crescente.
Meritano, inoltre, una particolare attenzione anche i dipinti di noti artisti del Settecento Napoletano, come Francesco Solimena, un'”Annunciazione” e tre diversi dipinti che raffigurano l'”Angelo custode” attributiti a Paolo De Matteis, allievo di Luca Giordano, e la “Natività”, situata a sinistra dell’altare maggiore e firmata da Giacomo Del Po.
La chiesa custodisce anche una pregevole collezione di 88 figure vestite del Presepe classico napoletano realizzate nel corso del 1800.
Informazioni
Orario:
Aprile-Settembre 09:00-19:00
Ottobre-Marzo 10:00-15:00, variabile
Chiusura: 27 Novembre – 8 Dicembre