La collina di Pizzofalcone, la terrazza più antica di Napoli

Conosciuto anche come Monte di Dio, dove nacque Parthenope

Napoli vista dall’alto regala scorci e panorami magnifici, talmente belli che, a guardarli, sembrano quasi riconciliarci con il mondo. A pochi passi da Piazza Plebiscito, sorge un quartiere residenziale ricco di storia e cultura: la collina di Pizzofalcone.

Una zona di Napoli che rientra nel quartiere San Ferdinando, comunemente chiamata Monte di Dio, dove, nel VIII secolo a.C. nacque Parthenope, la città vecchia, primo insediamento urbano nel territorio compreso tra la collina Pizzofalcone e l’isolotto di Megaride che ospita Castel dell’Ovo. Il primo insediamento, infatti, fondato da un gruppo di navigatori Rodiesi nell’800 a.C. e poi ampliato e abitato da coloni greci di Cuma a partire dal 680 a.C., corrispondeva alla zona compresa tra l’isoletta di Megaride e la collina di Monte Echia. Poche le tracce ed i reperti che riportano al periodo, una necropoli dell’epoca cumana, oltre alle rovine della villa del patrizio romano Lucullo, di epoca successiva. Il lento declino di Parthenope dovuto al  predominio commerciale e militare degli etruschi nell’area fu arrestato solo qualche secolo piu avanti quando i greci di Cuma poterono ripopolare il vecchio borgo che assunse il nome di Palepolis (città vecchia), mentre, a pochi chilometri di distanza, verso est, veniva fondata Neapolis (città nuova), un nuovo e più grande centro, fortificato e dotato di un ampio porto.

Il nome Pizzofalcone risale alla metà del 200, quando Carlo I d’Angiò scelse di praticare la caccia al falcone, facendo costruire sulla collina una falconeria per la real caccia di falconi; la leggenda vuole invece che, più semplicemente, il nome Pizzofalcone sia legato alla sua particolare forma a becco di falco. Il nome Monte di Dio deriva invece dall’omonima chiesa, fondata nel XVI secolo insieme al convento, oggi non più esistenti.

La storia della collina ha inizio nell’epoca romana: oggi Pizzofalcone, insieme all’isolotto di Megaride, rappresenta quel che resta dell’antico cratere del Monte Echia e della villa di Licinio Lucullo. Dopo la caduta dell’Impero Romano, la collina fu occupata dai monaci basiliani e nel 1442 venne assediata da Alfonso V d’Aragona. Poichè la collina si trovava ancora fuori delle mura della città, il re fece costruire un bastione chiamato fortelicio di Pizzofalcone per rispondere agli attacchi. Fu con Andrea Carafa, conte di Santa Severina che acquistò una serie di terreni, che nel 1500 ebbe inizio l’urbanizzazione di Pizzofalcone, ma solo grazie al vicerè Don Pedro de Toledo la collina fu in seguito inserita all’interno delle mura della città.

La zona di Pizzofalcone è situata fra il borgo di Santa Lucia, il Chiatamone e Chiaia e, pur essendo non molto estesa, racchiude tanti anni di storia e luoghi d’interesse. Basti citare le chiese di Santa Maria degli Angeli e Santa Maria Egiziaca, entrambe del ‘600 e il Teatro Politeama, famoso in quanto fu lì che si tenne la prima rappresentazione nel 1946 Filomena Marturano. Sempre sul Monte Echia, sorge il Palazzo Carafa di Santa Severina che ospitò nel corso dell’800 la Biblioteca Militare e l’Officio Topografico del Regno delle Due Sicilie, oggi sede della Sezione Militare dell’Archivio di Stato di Napoli. All’apice di Via Monte di Dio sorge il Gran Quartiere di Pizzofalcone attuale caserma Nino Bixio. E ancora, anche se la lista potrebbe proseguire, la collina ospita uno dei più antichi istituti di formazione militare d’Italia e del mondo, la Scuola Militare Nunziatella di Napoli, fondata il 18 novembre 1787 come Reale Accademia Militare.

Pizzofalcone può essere raggiunta facilmente anche da Via Chiaia grazie ad uno dei tanti ascensori di Napoli, situato proprio a fianco del ponte. Diversamente, grazie alle rampe di Pizzofalcone, scendendo, si giunge con facilità al Chiatamone e ai borghi di Santa Lucia e Marinari.

Erri De Luca, lo scrittore partenopeo che definisce Napoli la “città dei due sangui”, in riferimento a San Gennaro e San Patrizia, ha invece definito Monte di Dio un quartiere dal nome solenne e dall’anima abusiva, in uno dei suoi lavori più interessanti. Il libro, pubblicato nel 2001, prende il nome dall’omonima collina (Montedidio) ed è lì che si svolge una storia, ambientata negli anni del dopoguerra, di un protagonista senza nome. Uno scritto breve ma intenso: la fotografia, potremmo dire, di un quartiere di Napoli costituito da accumuli di vita quotidiana che pullulano senza sosta.

Pizzofalcone diversi anni dopo è ancora una volta protagonista, questa volta a partire da 2013, nei romanzi gialli di Maurizio de Giovanni, dai quali è nata poi nel 2017 la fiction dal medesimo nome “I bastardi di Pizzofalcone”.

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