Dalle scale di Santa Lucia al Monte a Piazza Carità

I Quartieri Spagnoli dall’alto: un groviglio di vicoli stretti tra chiese antiche, palazzi nobiliari e murales

Corso Vittorio Emanuele è una vera e propria terrazza sulla città. Pochi sanno che esiste dal 1853 e si chiamava Corso Maria Teresa, moglie di Ferdinando II, perché fu il Re Borbone a volere questa strada che raccordasse i quartieri più bassi alla collina del Vomero. All’altezza dell’ Istituto Universitario Suor Orsola Benincasa, si diramano una serie di scale e scalette che attraversano audacemente i Quartieri spagnoli e giungono fino a Montesanto e a Via Toledo.

Le scale di Santa Lucia sono una di queste vie alternative e prendono il nome dalla vicina chiesa del ‘500, Santa Lucia al Monte, oggi in parte inglobata nell’imponente struttura alberghiera dell’ Hotel San Francesco al Monte. Pochi metri e si lascia la bella terrazza vista mare per infilarsi nel groviglio di vicoli stretti e senza luce dei Quartieri spagnoli. Qui l’opera d’arte sono i panni stesi ed i murales ad ogni angolo. Calpestati quei gradini si entra già in un’altra dimensione. Non ci sono molte auto ma scooter e carrettini sgangherati come le mura delle case e degli antichi palazzi che si aprono all’improvviso con i loro maestosi portali in piperno.

Che spettacolo. I Quartieri spagnoli credo che siano l’unica zona al mondo dove esistono immense cupole fatte di panni, antenne, fili e lenzuola di plastica. Tra i tanti palazzi nobili e stanchi, si fa spazio una chiesa, è Santa Maria del Rosario a Portamedina detta del Rosariello. E’ chiusa ma la sua reale bellezza sta tutta nella grande facciata che si fa largo prepotentemente in uno spazio oltremodo esiguo tra vicoli e palazzi ed ha una bella scalinata davanti a sè. La chiesa è del ‘500 ma i rifacimenti più importanti risalgono al 1742 quando sia gli interni che gli esterni furono decorati con stucchi secondo uno stile tardo-barocco e videro l’intervento dell’architetto Domenico Antonio Vaccaro. Che bel nome “Rosariello”, un vezzeggiativo di fede e d’ amore.

E, a proposito di fede, questa non è certo l’unica chiesa alla quale i gradini di Santa Lucia conducono. A poca distanza si trova anche la più famosa chiesa di Santa Maria Ogni Bene ai Sette Dolori. Questa volta le porte sono aperte e sopraelevate perché ci sono due scalinate in piperno ad accompagnare i fedeli all’ingresso. È un pre-abbraccio prima dell’incontro con la statua della Madonna sull’altare e c’è un piccolo belvedere. Cosa si vede? Tutta Spaccanapoli. Ma proprio tutta: 1128 passi da qui a Porta Nolana. E’ una chiesa e sembra un grattacielo sul centro antico. Da qui puoi giocare con al città scacchiera. Pare che vi sia sepolto anche il grande marmoraro bergamasco Cosimo Fanzago che di certo abitava qui accanto. Se ci sono dubbi sulla presenza delle sue spoglie, non ce ne sono certo per la presenza di grandi artisti che qui hanno realizzato importanti opere, dal Santafede al Vaccaro, dal De Matteis ad Altamura, dal Malinconico a del Pò. Una chiesa pinacoteca

Da qui, percorrendo l’ultimo tratto di strada, quello che conduce a Piazza Carità, si giunge in ultimo a Via San Liborio e ci si imbatte in un interessante murales dedicato a Filomena Marturano, famosissimo personaggio della commedia di Eduardo de Filippo. Il volto è quello dell’indimenticabile Sofia Loren che interpretò il personaggio in “Matrimonio all’italiana”. A questo punto il dubbio è lecito. E’ esistita realmente Filomena? Viveva davvero qui? Qualcuno giurerebbe di si, di certo lo stesso Eduardo svelò di aver rappresentato in teatro una storia reale accaduta proprio in questa strada. Beh, oggi sta lì, sul muro di un basso, è un monumento popolare, omaggio al teatro napoletano e alla napoletanità e per questo anch’esso luogo “di culto” al pari delle chiese dei quartieri, sacro come fu il grande Eduardo.


Eccoci giunti, siamo a Piazza Carità, ora si vede il cielo, è svanita la cupola di panni colorati. Siamo di nuovo in un’altra dimensione…

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