Disabilandia: un viaggio nel mondo di Marina Cuollo

Napoletana e politicamente scorretta: dalla sua sedia a rotelle spiazza tutti con il suo primo libro

Le premesse sono importanti, specie quelle scritte, se non altro perché suonano come una sorta di avvertimento. Lo sa bene Marina Cuollo, 36 anni, biologa napoletana, scrittrice, grafica per scelta. Sui social si definisce come un “bipede camminante, una micro donna alta un metro e una mentina”. Perché Marina, donna ironica e spregiudicata, è disabile.

Per capire di che pasta sia fatta, basta imbattersi, con le dovute precauzioni, nel suo primo libro: “A Disabilandia si tromba”, edito da Sperling e Kupfer. Non fatevi ingannare dal colore fucsia del libro che tanto ricorda quello di un diario segreto: il suo contenuto, fatto di cultura e intelligenza, non fa sconti a nessuno.

La dice lunga anche la premessa sulla copertina: “Astenersi Politically Correct”, cui segue la prefazione di Mara Maionchi. Un libro di centosettanta pagine contro gli stereotipi, le etichette, la stupidità e le ipocrisie attraverso le quali Marina racconta ciò vede e vive dalla sua sedia a rotelle. Lo fa dando del tu al lettore che, più volte, con la sua schiettezza, mette in imbarazzo.

“Quando nasci disabile, disabile ti senti.” Esordisce così l’autrice, affetta da una sindrome molto rara, unica in Italia, la Melnick Needles, che presenta un centinaio di casi in tutto il mondo. Parole, critiche e concetti scritti in modo spietato, ma anche con una profonda consapevolezza: Marina ha imparato a conoscersi, a conoscere il suo corpo, a difendersi, ad amarsi. Ma, soprattutto, ad amare la vita.

Il lettore, sin dalle prime pagine, viene introdotto nel suo mondo, quello dei carrozzati. Con la sua scrittura vuole attenzione e la ottiene. Il suo è un bisogno e lo si percepisce. Se non amate le provocazioni e non amate sentirvi chiamati in causa (perché in questo libro lo siamo tutti), Disabilandia non fa per voi.

L’autrice non risparmia nessuno, dai normodotati tuttologi e diversamente ipocriti ai disabili leader e stracciapalle. Ne ha per tutti. C’è da asciugarsi le lacrime delle volte, ma per le risate.

Ma attenzione, le due categorie sopra indicate non sono poi così lontane: la scrittrice, attraverso bizzarre storie, ci mostra come gli uni possono e si servono deli altri. “Il disabile conviene. Ne hai mai accompagnato uno a concerti, partire, eventi in generale? No? Principiante.”

Il punto di forza di Marina? Credere che ridere di qualcosa di brutto aiuti a liberarsi da tanta idiozia.  

Il libro sfata miti e tabù che vanno dalla sfera sentimentale a quella lavorativa, passando da quella sociale. Tanto per la cronaca e senza mezzi termini: anche i disabili fanno sesso. Denunce a più non posso. Barriere architettoniche, finti disabili, disabili troppe volte invisibili, assistenti sociali (queste strane figure!). I viaggi all’estero per i carrozzati? Quasi un’utopia, in termini di costi e praticità, anche se Marina non si perde d’animo e dedica uno spazio nel suo libro ad alcuni dei luoghi accessibili in Italia.

Non mancano le emozioni. Non mancano mai in queste pagine. Per chi dovesse imbattersi nel suo libro, tirate un bel respiro arrivati a pagina 105: “I Disabili nella Storia”.

Immancabili poi, i riferimenti alla sua famiglia e alla sua amata Napoli. Alla mamma che definisce “una madre al cubo”, al fratello ed ai poteri speciali che la città di Partenope le ha donato. Forse l’ironia, in questo caso, è davvero in pole position.

Insomma, non perdetevi questa preziosa chicca letteraria. Farete un viaggio in compagnia di chi non ve le manda a dire. Siate coraggiosi da riconoscervi in quelle pagine, sentitevi un po’ fifoni o forse troppo imbecilli.

Un’ultima cosa. Verrebbe da chiedersi dopo aver voltato l’ultima pagina: chissà se davvero qualche volta Marina si è finta morta, o se davvero ha rigato la macchina a qualcuno?

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