
Dietro una delle frasi più citate di sempre c’è l’antica Partenope
“La bellezza salverà il mondo”. Un fulmine di parole che troppi personaggi in cerca d’autore hanno tentato di svilire, tentando di trasformare un grido di battaglia in uno slogan da campagna elettorale strapaesana. Dietro una delle frasi più citate (e abusate) di sempre c’è (anche) Napoli.
I filologi non saranno perfettamente d’accordo con la traduzione italiana del motto lanciato alle stelle dal principe Miskin de “L’idiota” di Fedor Dostoevskij. La lingua russa è complessa e, in teoria, per rispettare perfettamente il costrutto dovrebbe dirsi “il mondo sarà salvato dalla bellezza”. Le interpretazioni del significato profondo di “mir spaset krasota” sono diverse e divergenti così come lo è stato il concetto stesso di bellezza a cavallo fra le tre grandi epoche che ci separano dallo scrittore russo.
Ne “L’idiota” c’è un ritratto di Napoli. Città che diventa la “nuova” Gerusalemme, terra di mistero dove le miserie, per quanto consolatorie, del quotidiano non possono mai attecchire. Perché è là che “la terra respira il mistero”, è in riva al golfo di Partenope che c’è un luogo capace di impastare uomo, natura e divino. Dostoevskij non parlava per sentito dire, lui a Napoli c’è stato davvero, durante i suoi viaggi in Italia, anche se di questi soggiorni non abbiamo più tantissime tracce.
Non è un caso, perciò, che l’inno alla bellezza e il ritratto dell’orizzonte di Napoli compaiano nella stessa opera, dello stesso scrittore. Una città che più dostoevskijana non si può: troppe volte s’è scoperta umiliata e offesa per colpa dei “demoni” che l’hanno violentata in nome di un solo dio, il denaro.