I due Don Pedro De Toledo di Napoli

Un viaggio nella storia del ‘500 in compagnia dei Vicerè

Se parliamo di Don Pedro de Toledo viene subito in mente il viceré che ha spostato le mura di Napoli fino a creare la strada che da lui ha preso il nome. Era quel periodo in cui la città era sotto il dominio spagnolo e dipendeva dal governo iberico, il quale designava appunto un viceré che gestiva le finanze del Regno. Molti eran corrotti e pensavano solo ad ingrossare le loro tasche, facendo razzia di ricchezze e vivendo sulle spalle del popolo, creando forti malumori come accadde nel 1647, quando don Rodrigo Ponce de Leon tassò la frutta e Masaniello guidò la rivoluzione.

Ma d’altro canto c’erano anche viceré giusti ed illuminati, come Pedro Álvarez de Toledo y Zúñiga. Grazie al suo operato Napoli divenne una vera e propria roccaforte. Pavimentò le strade, si occupò della riqualifica dell’acquedotto della Bolla, costruì nuove residenze per favorire il ripopolamento della città e dotò Pozzuoli di un sistema di torri difensive contro le invasioni dei pirati.

La sua tomba è un vero e proprio capolavoro, fu commissionata dallo stesso don Pedro mentre era ancora in vita Giovanni Merliani da Nola. Il viceré morì a Firenze il 22 febbraio 1553 mentre era in una missione diplomatica ed il suo sepolcro nella Chiesa di San Giacomo degli Spagnoli a Napoli non era ancora pronto. Così fu sepolto nella cattedrale di Santa Maria del Fiore in quanto la figlia Eleonora aveva sposato Cosimo I Medici. Fu solo nel 1570 che terminarono i lavori, ma di fatto quello di Napoli è un sepolcro vuoto, don Pedro riposa ancora lontano dalla città che per venti anni lo ha ospitato come governatore. 

Il monumento è di forma quadrata, ai quattro angoli ci sono capitelli con le statue di Annibale Caccavello e Giovan Domenico D’Auria raffiguranti le virtù del politico: Temperanza, Fortezza, Prudenza e Giustizia. Al di sopra della cassa marmorea si trovano altre due sculture inginocchiate: sono il defunto e la sua prima moglie, Maria Osorio Pimentel, marchesa di Villafranca.

A Napoli negli stessi anni però, viveva un altro Don Pedro de Toledo, cugino del nostro. Fu il primo castellano del forte di Sant’Elmo ed è sepolto nella cappella di Sant’Erasmo. La sua tomba è un vero e proprio capolavoro della scultura napoletana del Cinquecento, opera di Annibale Caccavello. Il sepolcro è composto da sette lastre di marmo: cinque sono decorative ed incorniciano la centrale, dove c’è il defunto disteso, e quella in basso con l’iscrizione, che ci informa che morì nel 1559. Don Pedro è ritratto mentre riposa su di un ampio cuscino, indossa un berretto e un mantello con la Croce dell’Ordine di Santiago che, aprendosi sulla pancia, lascia intravedere l’armatura. Con la mano sinistra sfiora la spada, per ricordare il suo status da soldato, mentre con la destra regge un rosario.

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