Saranno 17 le compagnie internazionali che disegnano l’impalcatura emozionale dell’edizione 2024
Celebrare la danza e valorizzare i luoghi storici del territorio che si fanno palcoscenico a cielo aperto di prime nazionali, ma anche ospitare i linguaggi contemporanei della danza di tutto il mondo. Si conferma questa l’impalcatura emozionale e artistica di Salerno Danza Festival, edizione 2024 dell’evento in programma da venerdì 28 giugno a mercoledì 31 luglio in cinque luoghi che profumano di storia: Parco Archeologico di Pontecagnano, Scavi Archeologici di Velia, Giardino degli Ulivi, Teatro Kamaraton di Camerota e Palazzo Ricci di Ascea.
La manifestazione, ideata dal CDTM – Circuito Campano della Danza, realizzata con il riconoscimento del MiC (che ha inserito Salerno Danza Festival nella sua programmazione triennale) e il sostegno di Regione Campania, è considerata tra le più qualificate e professionali del Sud Italia.
Programma
Si comincia venerdì 28 giugno alle 21.15 al Parco Archeologico di Pontecagnano, dove gli scavi hanno portato alla luce un intero isolato della colonia romana di Picentia. Qui, residenza dei primi tre spettacoli a staffetta, (28, 29 e 30 giugno in collaborazione con il Progetto “Desiderio” promosso dalla Direzione Regionale Musei Campania) la Compagnia francese Ez3 Association Expresso Forma inaugura la stagione 2024 con “Heres, nel nome del figlio” del coreografo e interprete Ezio Schiavulli. In scena un assolo che ripercorre le tracce dei miti greci, mentre un ensemble di batteristi professionisti porta il tempo. La creazione è un parallelismo tra il rapporto padre-figlio e la costruzione dell’identità Sociale.
Il giorno seguente, il 29, toccherà alla Compagnia napoletana Artgarage diretta da Emma Cianchi in “Ensemble”, sessanti minuti in cui la musica dal vivo del virtuoso violinista flegreo Lino Cannavacciuolo, accompagnato da una formazione particolare e potente, si intreccia con i passi della compagnia, un sodalizio che dura da tempo. Protagonisti corpo e musica.
Infine domenica 30 si passa ai linguaggi contemporanei della Polonia, con la Zawirowania Dance Theatre in “Tell us about the future”, performance che si ispira al romanzo “Solaris” di Stanislaw Lem, romanziere del Novecento che unì la fantascienza alla filosofia. La danza racconta la storia di un uomo che, inviato su un pianeta alieno, affronta ricordi, paure e traumi personali in totale solitudine.
Sabato 6 luglio il palcoscenico naturale sarà quello del Giardino degli Ulivi di Ascea. Qui l’Associazione Arabesque (Napoli) diretta da Annamaria Di Maio in “Stravaganza”, le coreografie sono di Fernando Suels Mendoza. Roberta De Rosa, unica interprete in scena, celebra il diritto alla stravaganza, esplorando la ricca diversità della vita e l’unicità di ogni individuo.
Il giorno successivo, il 7, sempre al Giardino, Salerno Danza Festival prosegue con la Compagnia toscana Adarte in “Perdutamente”, 18 minuti di danza contemporanea creati con Lorenzo Di Rocco e Isabella Giustina per la regia e coreografia di Paola Vezzosi. Lorenzo Di Rocco e Jennifer Lavinia Rosati interpretano chi si amò “da morire”: Giulietta e Romeo. Le due anime reincarnano, in una presenza intermittente e discontinua, l’amore folle che li mosse in vita. A seguire la performance della Compagnia milanese Déjà Donné in “Mandibola”, un progetto creato dalla coreografa Virginia Spallarossa (la regia è di Gilles Toutevoix) per una giovane danzatrice ispirato al pugilato inteso come disciplina romantica e sintesi estrema della vita e desiderio massimo di sopravvivenza. Se lo sport è epica e teatro, il pugilato per le sue caratteristiche di individualità, fisicità e prova di resistenza è l’immagine del dramma; il ring svela i contrasti nella loro crudezza e immediatezza, concentra le tensioni della vita e le rappresenta.
Nuovo scenario per Salerno Danza Festival giovedì 11 luglio, quando, la Compagnia fiorentina Virgilio Sieni, maestro di gesti e di senso, si esibirà nello straordinario scenario del Teatro Kamaraton, interamente costruito con fossili di selce, di Camerota con una nuova produzione, “Satiri”. In scena due danzatori, Jari Boldrini e Maurizio Giunti, accompagnati dalla musica di Johann Sebastian Bach eseguita dal vivo al violoncello da Naomi Berrill. Danze sulla soglia segnano lo spazio, forme di intesa e empatia che esplodono tra dionisiaco e apollineo.
Da venerdì 19 a domenica 21 luglio si torna al Giardino degli Ulivi. Tocca alla Compagnia veronese Ersilia Danza (il 19) in “Coppelia” di Laura Corradi. In contrapposizione i due personaggi femminili, Swanilda e Coppelia. Da una parte la donna reale, pervasa di emozioni, accecata dalla gelosia, istintiva e irruente; dall’altra la bambola meccanica, perfetta, che non può perdere mai il controllo, bella e algida. L’una è Carlotta Plebs, sanguigna ed emozionale, capace di sgangherarsi per poi riprendersi in grandi risate; l’altra è Midori Watanabe, che per educazione e cultura di origine (giapponese) è in grado di controllare ogni emozione oltre che ogni muscolo, con un viso che sa di irreale.
Doppia esibizione il 20. Su il sipario con il Balletto di Torino in “Kiss me hard before you go” del coreografo José Reches, un duetto fluido e dinamico in cui i corpi dei danzatori viaggiano dentro ad una riflessione esistenziale che è in grado di muovere e mettere a nudo la vulnerabilità dell’essere umano. Poi, il testimone dei linguaggi contemporanei passa alla Compagnia pugliese Menhir in “Tirana my Rhythm”, un progetto di Giulio De Leo che nasce dall’interesse del coreografo italiano verso il paesaggio culturale albanese. Elementi della tradizione coreutica popolare albanese vengono rielaborati in chiave contemporanea e declinati in chiave ciclica e rituale, per costruire un viaggio poetico in cui il corpo diventa esso stesso paesaggio e territorio d’incontro fra sguardi e culture differenti.
Il 21 infine lo spettacolo “Little Something” di Loredana Parrella della Compagnia romana Cie Twain Physycal Theatre. Tratto dal racconto omonimo di François Garagnon, la performance racconta il viaggio dell’individuo alla ricerca di valori spirituali, gli unici capaci di tracciare un sentiero luminoso nel caos della vita di ogni giorno e pone al centro dell’esistenza lo Slancio d’Amore che, nel processo di costruzione di sé, sceglie di divenire un Grande Amore Senza Fine.
Ancora quattro appuntamenti in due giorni, questa volta a Palazzo Ricci di Ascea. Il 26 si succedono la Compagnia udinese Arearea in “Fioriture” e la Compagnia vicentina Naturalis Labor in “Tempus fugit”. Prima un vaso, un uomo, una donna. Fiorire e sfiorire. Con i piedi nella terra di un piccolo giardino condiviso, i due appassiscono solitari e, a tratti, si ritrovano a danzare insieme. Coreografia e danza: Irene Ferrara, Marco Pericoli, musiche di Marin Marais. Poi un luogo non luogo, uno spazio definito in un tempo che scorre e sembra non finire mai. Un’azione che non sembra mai finire, pensata per spazi outdoor. Di e con Roberta Piazza e Gloria Tonello; musiche di Holm e Bach.
Il giorno seguente, il 27, Atamaca (Roma) e Interno 5 (Napoli). La prima presenta “Lost Solos”, nuova creazione coreografica di Patrizia Cavola e Ivan Truol. La produzione nasce da una suggestione letteraria accesa dallo scrittore Eshkol Nevo nel libro Soli e Perduti: la rotta migratoria sbagliata di uccelli solitari fuori dallo stormo di appartenenza. La visione del volo solitario di questi uccelli dà corpo alla creazione di assoli per differenti danzatori con transizioni e momenti di raccordo che daranno un senso unitario alla composizione e al percorso coreografico. La seconda racconta “La caduta”, coreografia di Antonello Tudisco, uno studio tratto da Act of Mercy, lavoro ispirato alle Sette Opere della Misericordia di Caravaggio. La caduta come conseguenza di uno squilibrio, di una perdita, di un processo irreversibile. Motore dell’azione è il precipitare vertiginoso degli angeli, un tonfo che è il motore dell’emozione, ma anche dell’impossibilità di ristabilire un ordine perduto.
Al Giardino degli Ulivi di Ascea gli ultimi due appuntamenti con altrettante compagnie straniere di chiara fama: il 30 luglio la Compagnia tunisina Al Badil in “El Botinière” del coreografo Selim Ben Safiain. El Botinière è il nome di un mitico cabaret nel centro di Tunisi al quale Safiain si rifà per raccontare il lato nascosto del tunisino, la sua vita notturna. Un viaggio in un mondo dove gioia, tristezza, amore, odio, sofferenza, miseria, desideri e vita s’intrecciano. Sei ballerini, 6 personaggi, 6 vite, 6 storie.
L’edizione 2024 di Salerno Danza Festival si conclude il 31 luglio con la austriaca Tanz Company Gervasi in “Brown – 1”. In scena il manifesto del coreografo Elio Gervasi. Con un ensemble cosmopolita, la performance si libera dalle strutture narrative tradizionali. La performance unisce astrazione ed emozione, permettendo al corpo di esplorare i propri desideri, raggiungendo un equilibrio tra innovazione e perfezione.
INFO UTILI Tutti gli spettacoli avranno inizio alle 21.15. Per informazioni e prenotazioni: www.salernodanzafestival.net.