Il culto della miracolosa immagine mariana legata al Santuario di Sant’Anastasia
Si terrà lunedì 1 aprile 2024 la tradizionale processione dei fujenti della Madonna dell’Arco, evento che si svolge ogni anno il Lunedì in Albis e richiama fedeli e devoti da ogni parte della regione.
Tutto ruota intorno la miracolosa immagina mariana, la cui storia inizia il 6 aprile 1450, il giorno di Pasquetta, dove era già usanza fare la cosiddetta gita fuori porta. Sant’Anastasia era in quel tempo una zona ricca di boschi e di verde, così un gruppo i giovani di Pomigliano decisero di fare una passeggiata e fermarsi per giocare a palla a maglio, l’antenato delle moderne bocce. Ai margini del campo c’era una immagine della Madonna con Gesù Bambino dipinta sotto un arco di un acquedotto. Durante la partita la palla finì tra i rami di un tiglio che era lì vicino ed il ragazzo perse la partita. Arrabbiato, prese la palla e la scagliò violentemente contro la Madonna, bestemmiando. Colpì la guancia, che prese a sanguinare come se fosse vera carne. Si gridò al miracolo e la folla presente al prodigio catturò il ragazzo e lo presentarono al conte Raimondo Orsini di Nola, giustiziere del Regno, che decretò l’impiccagione. La sentenza fu eseguita il giorno dopo proprio su quel tiglio che aveva suscitato la bestemmia, il quale seccò davanti a tutto mentre il corpo del moribondo ancora pendeva dai suoi rami. Nacque così la devozione alla Madonna che venne detta dell’Arco. L’affresco venne così protetto da una piccola cappellina.
Passa il tempo e il culto cresce. Nel 1589 abitava vicino la piccola cappella, Aurelie del Prete con suo marito Marco De Cennamo. Fonti dell’epoca la descrivono come donna violenta, bestemmiatrice e crudele, tanto che a questa deformità e cattiveria d’animo corrispondeva una orribile bruttezza del corpo. All’inizio dell’anno la donna si ferì ad un piede e fece voto alla Madonna dell’Arco: se fosse guarita completamente, avrebbe offerto all’immagine sacra due piedi di cera. La guarigione avvenne e si recò a Napoli per comprare i piedi, però durante il viaggio di ritorno uno di quelli le cadde di mano, frantumandosi a terra. Allora presa dalla rabbia distrusse il rimanente, bestemmiando. Il 3 aprile, Lunedì di Pasqua, Aurelia accompagnò il marito alla cappella, perché intanto era guarito da una malattia agli occhi e voleva offrire un cero alla Madonna. La donna portò un maialino al guinzaglio, perché voleva venderlo alla fiera che li si teneva, ma nella ressa lo perse. Ritrovato il marito davanti la cappella, presa dalla rabbia strappò di mano al marito il cero, lo calpestò e bestemmiò la Madonna, chi l’aveva dipinta e tutti quelli che venivano ad onorarla.
Passa intanto un anno e nella notte tra la Pasqua ed il Lunedi (21 – 22 aprile 1590), mentre Aurelia dormiva i piedi le si staccarono senza dolore. I parenti li nascosero in una gabbietta di ferro per paura, ma la notizia trapelò e tutti gridarono al miracolo: la donna era stata graziata ma non si era lasciata toccare dall’amore di Dio, e persisteva nella sua vita peccaminosa. La gabbietta fu portata davanti l’altare della Madonna e li esposti come monito. Aurelia intanto, toccata dall’accaduto, si fece portare con una lettiga davanti l’immagine per ammettere le proprie colpe e riconciliarsi con Dio. Morirà infatti poco dopo. Da questo momento il culto della Madonna dell’Arco esploderà: dal 1593 verrà costruita la chiesa su progetto di Bartolomeo Picchiatti.
La chiesa è a croce latina con al centro della chiesa il tempietto che racchiude la miracolosa immagine, adornato di marmi colorati. Le opere d’arte sono molte e interessantissime: in controfacciata c’è l’enorme Adorazione dei Magi di
Gennaro Abbate del 1735: il pittore, allievo di Luca Giordano, ha creato una monumentale tela di cinque metri. Gli altari laterali invece hanno quadri che sono per la maggior parte dedicati a Santi Domenicani, l’ordine religioso che regge la chiesa: è il caso delle due opere di Antonio Sarnelli del 1777, il Trionfo dell’Ordine Domenicano ed i Santi Domenicani che estraggono rosari dalle ferite di Cristo. Ancora domenicani sono presenti nella tela del transetto destro, opera di Giovanni Azzolino, la Madonna del Rosario tra Santi e Papi dell’ordine. Annesso alla chiesa c’è un convento che ospita una biblioteca, un monumentale refettorio e il museo di arte sacra dove sono conservati, oltre i capolavori artistici di proprietà della chiesa, le numerose tavolette ex voto che testimoniano secoli di fede, amore e devozione nei confronti della Madonna