
L’opera realizzata nel 2019 nella struttura di Santa Maria delle grazie
Arte contemporanea e street art, concetti che spesso, ai più, fanno ancora storcere il naso, eppure la Campania con i suoi tanti musei dedicati e soprattutto con l’ormai famoso “metrò delll’arte”, fa concorrenza nientemeno che alla “grande” Milano. Insomma a Napoli, ma anche in realtà della Campania, abbiamo introdotto da tempo il concetto di fruibilità dell’arte alla portata di tutti a costo zero.
Napoli dunque sa parlare linguaggi diversi, e questo museo a cielo aperto a costo zero si pregia della “firma” di grandi artisti che hanno affidato un po’ ovunque messaggi a murales, stencils e graffiti. Primo fra tutti Banksy poi i vari Basoletti, Cyop&Kaf, Zilda, Roxy in the Box, Blu, e Jorit Agoch.
Jorit, da diversi anni è ormai uno dei nomi più famosi nel panorama artistico internazionale e nel 2019 ha lasciato la sua inconfondibile firma anche a Pozzuoli realizzando un suggestivo murales e questa volta non per strada, bensì su mura di sofferenza e cure: l’ospedale di Santa Maria delle Grazie.
Così, in questo luogo temuto, lontano da folle e clamori, tra croci rosse e camici bianchi appare una bella Madonna a guidare, coraggiosa e austera, la sua “Human tribe“.
È innegabile che ormai il talentuoso artista italo-olandese della sua terra natia, ne sia diventato in qualche modo nuovo simbolo. Jorit è a Forcella, a Ponticelli, a San Giovanni a Teduccio e dalla periferia campana le sue opere in breve tempo si sono moltiplicate raggiungendo perfino la Russia, la Cina e l’ America. Ogni murales, un personaggio. Ogni personaggio, un messaggio di diritti umani, di riscatto, di uguaglianza sociale. Messaggi universali senza confini o barriere.
Inflazionato? No, certi valori non lo sono mai… Sopravvalutato? Forse, eppure la sua arte d’impatto dalle grandi dimensioni piace perché intrisa di forte realismo: è l’ “hic et nunc” di caravaggesca memoria.
All’ospedale di Pozzuoli anche la Madonna ha un volto reale (è la giornalista napoletana Anna Trieste) e anche lei sfoggia due strisce rosse sulle guance: come un capo tribù guida la razza umana. Le strisce, come Jorit ha più volte spiegato, si ispirano al rituale africano di scarificazione e sono segno, appunto, di appartenenza ad una tribù.
Mi vien da pensare all’audace gesto di Michelangelo Merisi che secoli addietro dipinse una Vergine morta, lui le ringonfiò il ventre, Jorit la “sfigura”…
I murales sono due, alti ben 7 metri e si trovano all’ingresso del pronto soccorso dell’Ospedale. A sinistra “Lei”, volto a metà, bruna, occhi scuri, velo grigio, dolce come un angelo e fiera come una pantera.
Accanto c’è l’atra “Lei” icona tradizionale, Immacolata dalla figura intera, occhi chiusi e compassionevoli come quelli dei fedeli ai suoi piedi, Madre di Grazia senza peccato e senza cicatrici. Questa raffigurazione è tratta da una antica vetrata di una cattedrale spagnola e Jorit vi ha lavorato con alcuni ragazzi autistici dell’Asl Napoli 2 Nord BlunAuti di Qualiano.
L’artista ha ceduto il pennello, pardon, la bomboletta. Ha eliminato altre barriere, ha offerto uno spazio a chi spazio ne ha poco e in un ospedale ha dato una cura.
Lo dice da tempo a gran voce Jorit, inneggia ad una difesa del pubblico attraverso il miglioramento perciò “firma” un ospedale. Non solo! Il nostro giovane artista vuole cambiare il volto delle periferie e dei centri urbani più piccoli. Solo l’arte può farlo.
“Abbellire i muri per abbellire le coscienze e i muri devono parlare e prendere una posizione”. Lo ha affermato più volte e anche qui ha applicato il suo credo: questi muri confortano e accolgono rendendo un luogo tanto temuto un po’ più accogliente e di certo più sicuro perché in quest’ ospedale il capo tribù metà angelo e metà pantera, è Lei, Maria piena di grazie.