
La monumentale chiesa è dedicata a Santa Maria Assunta
Le origini di Acerra sono antichissime, fu abitata sin dall’epoca preistorica e fu insediamento osco ed etrusco. In epoca romana invece fu nota per la presenza di numerosi templi tra cui quello di Iside, Serapide ed Ercole, il quale molto probabilmente fu utilizzato come fondazione per costruire la primissima Cattedrale, intorno al 1058.
Parliamo di una monumentale chiesa con dodici cappelle, completamente rifatta però nel Medioevo. Questo grande edificio gotico ha resistito fino al Settecento, quando dei problemi di staticità resero necessari l’abbattimento e la riedificazione. Con la consacrazione del 1798 si aprì un nuovo periodo di splendore, che però durò pochissimo.
Nel 1850 le lesioni della cupola furono la causa di una ulteriore ricostruzione, terminata nel 1874: fu terminata sotto la guida del Vescovo Giacinto Magliulo ed è di chiara ispirazione neoclassica, così particolare che a prima vista neanche sembra una chiesa. Infatti la facciata, opera di Michele Manlio da Bitonto, è preceduta da un atrio con otto colonne dai vistosi capitelli ionici. Il pavimento è l’unica parte che rimane del precedente luogo di culto settecentesco. Oggi si presenta al visitatore nella sua ultima veste artistica.
Sebbene sia un chiaro prodotto ottocentesco, la Cattedrale ha al suo interno alcune importanti opere d’arte degli edifici che sono venuti prima, come la monumentale tela di cinque metri dell’altare maggiore, che raffigura l’Assunzione al Cielo di Maria, opera del 1798 del pittore puteolano Giacinto Diano. Il dipinto risente dell’influsso di Francesco De Mura, nella cui bottega maturò la propria formazione, presenta una composizione formale di stampo classicista con un cromatismo chiaro e deciso. In basso troviamo gli apostoli sorpresi ed increduli mentre la Madonna, portata in cielo dagli angeli, è in un mare di luce. Interessante è anche la scelta dello sfondo con architetture fantastiche e l’idea di ambientare la scena sopra una scalinata.
Altra tela importantissima è il San Girolamo nel deserto che ascolta la tromba del Giudizio Universale; esso è una copia del dipinto di Jusepe de Ribera del 1626 conservato nel Museo di Capodimonte a Napoli. I recentissimi restauri cui sono stati sottoposti tutti i dipinti della Cattedrale hanno rivelato che il quadro può essere ascrivibile alla prima cerchia del pittore spagnolo.