Il Centro Direzionale della città ed il suo fascino hi-tec
Napoli 1995. È questo l’anno di nascita del Centro Direzionale, costruito nell’area orientale della città, tra il quartiere di Poggioreale e la stazione Garibaldi, dall’architetto giapponese Kenzo Tange ispirato alle idee di Le Corbusier. E chi poteva progettare una città di grattacieli ultramoderni nella città trimillenaria? E, zitto zitto, ci ha consegnato un altro primato: la prima cittadella di grattacieli realizzata in Europa meridionale.
L’ intera area, non ancora totalmente utilizzata, ha un’estensione di circa 110 ettari ed è interamente pedonale, il caos (ed il degrado) si muove sotto, nella fitta rete oscura di scale mobili e strade trafficate. Decine di grattacieli in questa “Napoli del futuro”, hanno sostituito i tanti campi pieni di ortaggi presenti in una zona fertile e paludosa.
Sono posizionati secondo un ordine ben preciso, scala visiva di altezze differenti: lo sguardo accompagna la loro crescita verso l’alto. In prima fila ci sono gli edifici alti 30/40 m, poi quelli alti circa 70/90 m ed infine, in terza fila, quelli alti circa 100 m. La più alto in assoluto è la torre Telecom che raggiunge i 129 metri di altezza. Nulla è lasciato al caso, tutto ha un ordine geometrico e architettonico ben preciso finalizzato anche a decorare gli spazi attraverso il gioco degli specchi riflettenti su facciate continue (curtain wall).
E così, quando si entra e si cammina nel Centro Direzionale, privi di snobismo e preconcetti, ci si accorge, forse, che la città ultramoderna che vuole imitare la Grande Mela, tanto male infondo non è. Dal suo naturale ingresso, in Piazza Alcide De Gasperi, i primi due edifici che balzano agli occhi, sono due torri: le torri dell’Enel. Le chiamano le Torri Gemelle di Napoli, sono identiche, poste una a destra e l’altra a sinistra del grande vialone centrale e sono inclinate di circa 45 gradi, hanno una altezza di 122 metri e ben 30 piani ciascuna. Sono il vero ingresso del Centro Direzionale se si pensa che, nel progetto originale, era prevista una passerella che le unisse creando così una vera e propria porta: porta del futuro. Di futuristico ci sono sicuramente gli ascensori a vista a mo’ di capsule spaziali. Salgono e scendono velocemente dai due edifici dell’Enel e, con un pò di immaginazione, occhi all’insù, fagocitati dalle altezze specchianti, si finisce nell’iperspazio vestiti in tuta spaziale. Le due strutture sono opera dell’architetto Massimo Pica Ciamarra, napoletanissimo, che si è occupato anche di altri prestigiosi progetti come quello relativo alla Città della Scienza di Bagnoli.
Se queste torri sono tra le più alte, ci sono poi quelle più regolari e basse che catturano meno l’attenzione. Alcune di queste, però, hanno un’inaspettata firma d’autore come quella del palazzo dell’Olivetti disegnata nientemeno che dall’architetto genovese, senatore a vita, e pluri premiato Renzo Piano. Proprio lui. L’uomo che nel 2006 è stato inserito dalla prestigiosa rivista Time tra i 100 uomini più influenti al mondo. Qui i materiali sono a vista, tiranti in acciaio e elementi frangisole assurgono a valore di opera d’arte con proprio valore estetico. Una delle prime opere hi-tech dell’architetto autore del famoso Centre Georges Pompidour di Parigi, oggi uno dei siti più visitati in Francia.
Avete capito cosa abbiamo al Centro Direzionale? E allora, tuta spaziale o no, liberiamo cuore e mente ed entriamo nella città futura che ha aggiunto un pezzo tanto modero ai suoi tre millenni di storia.