Il monumento che avvicina il passato spirituale e religioso di Campania ed Egitto
Benevento è una delle città più misteriose della Campania. Non è un caso se è il paese delle Streghe, un luogo comune che è figlio di una storia religiosa e spirituale complessa e affascinante.
Nel Sannio non fu evidentemente facile l’imposizione del cristianesimo. Benevento, l’antica capitale che mise paura a Roma, rimase un fervente laboratorio religioso per secoli e secoli. Prima ancora dell’arrivo dei Longobardi – che attorno al “noce” svolgevano i rituali arcaici e antichi del wotanesimo -, si impose il culto di Iside.
Nella romanità, il sincretismo religioso non fu mai un problema. Anzi. Uno dei più luminosi capolavori della letteratura latina è l’Asino d’Oro di Apuleio che è un autentico e sofferto percorso iniziatico che sfocia in un innamorato inno alla Dea egizia. Le vestigia di questi antichi (e popolarissimi) culti sono tuttora vive a Benevento, riecheggiano nelle leggende del folklore e nei racconti orali tradizionali.
A piazza Papiniano, a un tiro di schioppo dall’Arco di Traiano e dalla chiesa di Santa Sofia, c’è l’Obelisco neoegizio. Risalente alla fine del primo secolo dopo Cristo, l’obelisco fu posizionato qui solo nel 1872. Alto tre metri, pesante due tonnellate e mezza, quattro facce scolpite nel granito rosso. I geroglifici, decifrati dagli studiosi tra cui l’insigne egittologo Ernesto Schiaparelli, restituiscono una “duplice” devozione, quella religiosa rivolta a Iside e quella “laica” all’imperatore Domiziano che dispose la costruzione del tempio a lei dedicato. L’obelisco riporta il nome di Lucilio Lupo (o Rufio) che s’intestò materialmente l’opera.
L’obelisco di piazza Papiniano è la testimonianza più visibile del passato “egittizzante” di Benevento. Un altro obelisco mutilo, custodito al Museo del Sannio, insieme a quattro statue, ventuno sculture, tre frammenti da bassorilievo e altre quattro opere in marmo furono scoperti quando vennero effettuati i lavori a ridosso dell’antica cinta muraria longobarda, all’inizio del Novecento.
Svelando un’altra sfumatura dell’anima misteriosa della città più misteriosa della Campania.