La body art incontra il misticismo a Castel dell’Ovo
Marina Abramović torna a Napoli e lo fa rendendo omaggio a una delle figure cardine del cattolicesimo, Santa Teresa D’Avila, con la mostra “Estasi”. Fino al 17 gennaio 2021, la performing art dell’artista serba, sarà allestita in una location speciale, il Castel dell’Ovo.
Nelle carceri del castello più antico della città è ospite il ciclo di video “The kitchen. Homage to Saint Theresa”, tre video che mettono in comunione la santa e la regina della body art. Video girati nel 2009 nelle cucine di un ex convento di suore clarisse a Gijon, nel Nord della Spagna. I tre video, Vanitas, Carrying the milk e Levitation, raccontano un’esperienza della vita di Santa Teresa che intenta in cucina a preparare la zuppa, visse un episodio di ascesi ed estasi che la portò a levitare sui fornelli per più di mezz’ora. “La zuppa continua a cuocere, Teresa ha fame ma il corpo non le appartiene più.”
La scelta della cucina come luogo di catarsi non è a caso, la Abramović nella sua autobiografia “Attraversare i muri” rivela che la cucina della nonna era il centro del mondo: il posto in cui venivano raccontate tutte le storie, venivano impartiti i consigli e si leggeva il futuro nelle tazze di te.
Ad avvicinare l’artista alla vita della santa, la lettura dei suoi diari ma altra lettura nota è stata fonte d’ispirazione: L’idiota di Dostoevskij. Il principe Myskin nel raccontare le crisi epilettiche sottolinea un momento di felicità ed eccitazione che precede la perdita di potere sul proprio corpo. Marina Abramovic riesce a trasmettere quell’incapacità di opporsi.
Estasi è un percorso coinvolgente, le immagini che scorrono ci introducono e ci calano nell’opera, impercettibili movimenti delle mani, l’artista in una veste scura che incolla lo sguardo del visitatore, pochi particolari a catturare l’attenzione: è l’inizio di questa esperienza emotivamente riuscita. Una catarsi dello spettatore che assiste al momento più intimo e coinvolgente della performance, la lievitazione dell’artista che immobile sembra inscenare una crocifissione.
Un momento artistico di grande commozione e stupore, reso ancora più potente dal silenzio e dall’atmosfera suggestiva del Castel dell’Ovo che si presta benissimo a fare da sfondo all’unione tra l’umano e il divino.
La performance finale nel video “Levitation” messa in scena con un sistema di argani che sosteneva il corpo dell’artista, poi cancellato in postproduzione, mise il corpo della Abramovic a dura prova: la tensione del corpo, l’immobilità e la posa innaturale la portarono quasi allo svenimento.
E’ proprio questa la grandiosità di Marina Abramović: mettere il suo corpo a servizio dell’arte, farne tela per i più svariati esperimenti, annullarsi nella performance per rinascere negli occhi dello spettatore.
Un plauso al curatore della mostra è Giuseppe Frangi ed al produttore Edoardo Filippo Scrpellini di Vanitas Club.