
L’anima semplice: la storia di una donna e di una società malata
Questa è la storia di una suora che mi ha commossa fino alle lacrime. L’anima semplice di Matilde Serao è il racconto e la descrizione di una Napoli estremamente povera. La povertà di cui scrive la Serao, non è solamente legata al Dio denaro, ma sopratutto alla carenza di valori etici e morali.
È stato il mio battesimo, perché sì, dell’autrice non avevo ancor letto nulla. Visto questo inizio col botto, non mi resta che rimediare a breve. Il libro è edito 13 Lab Editore Milano, il formato è di estrema comodità per chi porta sempre un testo in borsa, con un font altrettanto comodo per evitare di stancare troppo gli occhi.
Suor Giovanna della Croce, completamente sola e spaesata, si ritrova nuda nel mondo in poche ore, in seguito allo scioglimento del suo ordine monacale. Come lei, restano spogliate di ogni dignità e diritto, anche le sue sorelle e la badessa del convento. Per oltre trent’anni, la loro casa è stata il Monastero di Suor Orsola Benincasa. Il governo decide di requisire ogni loro bene, e così, da un giorno all’altro, l’ordine delle Trentatré o le Sepolte Vive (così venivano chiamate), non è più esistito.
Il mondo che attende Suor Giovanna della Croce, un tempo Luisa Belilacqua, è uno scenario da fare pietà. In un primo momento ella ritorna a casa dalla sua famiglia, ma le loro intenzioni saranno tutt’altro che accoglienti: i suoi cari desiderano sfruttare solamente quella che era la misera pensione della monaca. Ben presto andrà via da quella casa e cercherà di andare avanti, guadagnano poche lire e spostandosi di famiglia in famiglia, offrendo la propria servitù. Il suo corpo però, era oramai stanco, il peso degli anni cominciava a farsi sentire.
Nel mezzo della sua sopravvivenza, Suor Giovanna si scontrerà con un mucchio di storie, donne le cui vite sono ben lontane dalla felicità, ognuna chiusa nella sua triste prigione, schiacciata dal peso delle umiliazioni. Le ultime pagine del libro sono potenti e fanno male: è il giorno di Pasqua e viene servito il pranzo a 300 poveri. E tu continuai la lettura, sperando arrivi un fascio di luce, di speranza. Tra questi, tra quei trecento, c’è anche lei. Gesù risorge, ma non vi è alcuna liberazione per i mendicanti, la penna della Serao delinea con enorme maestria, il triste contrasto tra la povertà e l’alta società, che guarda dall’altro lo scempio di chi fa fatica a mangiare con decenza e non indossa certo vestiti profumati.
Questa non è la storia di una suora, ma di una donna che mi ha commossa fino alle lacrime, perchè nel suo vissuto, ci ho visto medesima la sofferenza di molte altre donne, che per ragioni assurde, vivono una vita recluse, all’ombra di se stesse. In poco più di duecentocinquanta pagine, la precisa descrizione di un mondo malato, privo di carità cristiana.
Un libro che lascia il segno, forse anche molta di rabbia. Mi ha emozionata, lo consiglio vivamente.