Accusata di omicidio e condotta al patibolo: la storia di una sposa bambina nella Napoli dei Vicerè
Non è mai troppo tardi per restituire ad una donna la sua dignità. Quella di Martia Basile è una storia vera, purtroppo bistrattata, ritenuta frutto di pura fantasia e tenuta nascosta dai signori di un tempo, perchè quel genere di letteratura veniva considerata spazzatura, robaccia. A raccontare le vicende della donna, è Giovanni della Carrettòla , un cantastorie minore, vissuto tra il 500 ed il 600, i cui poemetti furono pubblicati fino all’800 in tutte le parti d’Italia, anche in Francia.
Quanto tempo che è passato, eppure ancora oggi sono troppe le storie che finiscono sotto la sabbia. Martia però, ha incontrato dopo molti, molti anni – così mi piace definirlo – il suo angelo custode. Ad imbattersi in questa vicenda dimenticata, è Maurizio Ponticello, giornalista e scrittore napoletano affermato, che sceglie di non girarsi dall’altra parte, di rinchiudersi negli archivi storici e di raccontare questa storia come merita.
“La mia attività di scrittore nasce nel 2007 forse per sfogo, forse per caso, con “Napoli città Velata”, un libro che ha aperto una breccia nella mia vita e in quella della città attraverso una serie di interpretazioni. Sono sempre stato appassionato di cose legate al mondo del mistero, che poi ho applicato come modello alla città di Napoli. Nel corso di questi anni, ho scritto diversi libri, di cui vado fiero e pubblicati dalla casa editrice Newton Compton, ma la verità è che non volevo fare il napoletanista a vita” – ci racconta Ponticello in un flusso di pensieri e parole.
Ecco dunque che arriva il cambio direzione, e in che modo, aggiungerei. La Mondadori pubblica nel luglio 2020 “La vera storia d Martia Basile”, un libro che in poco tempo conquista i lettori più appassionati, attirati certamente anche dalla copertina, che a mio avviso, ha fatto il suo dovere e che richiama lo stesso cantastorie.
“Non credevo che scrivere un romanzo fosse nelle mie corde. Non è così scontato che un giornalista riesca a scrivere storie di questo tipo, con i romanzi subentra l’aspetto emozionale, si esce dall’analisi e si entra nel cuore. Durante la scrittura mi parlavano le emozioni, questo libro ha cambiato il mondo ed il mio modo di percepire l’universo femminile”.
Quella di Marzia Basile, è la storia di una sposa bambina. All’età di 12 anni il padre la cede in moglie al ricco commerciante don Muzio Guarnieri, dal quale subisce violenze fisiche e psicologiche, attenuate solo dalla nascita di due bambine. Si, Martia diventerà madre, nonostante tutto e sarà proprio l’amore per le sue figlie a renderla padrona di un coraggio inimmaginabile. Ma la sua vicenda rientra in uno scenario e un contesto storico molto più ampio, il romanzo è l’affresco di una città sottomessa agli spagnoli, di una Napoli nel pieno periodo dell’inquisizione. Una città flagellata non soltanto dalla miseria, ma pure dal gelo artico. Un’immagine quasi surreale, eppure corrispondete alla realtà.
“Nella storia lei è certamente una figura minore, ma non c’è bisogno di essere una Giovanna d’Arco, per essere ricordata. Per restituire veridicità a questa storia, ho cercato di sottrarre tutti i veli possibili dell’ipocrisia e ho voluto raccontarla con una certa crudezza. Martia era una bella donna, e credo che in un certo senso abbia chiesto il mio aiuto. Ho sognato più volte la figura di una donna, non ben definita, che chiedeva giustizia”.
Studi antropologici, scene grottesche, religione, ma soprattutto magia. Quello di Maurizio è un romanzo ricco, ma bene articolato e strutturato, che attira l’attenzione del lettore sin dalle prime pagine.
“Le donne che leggono la sua storia sono entusiaste, sposano la sua vicenda, solidarizzano. Sui maschi invece, è come se il libro avesse una funzione terapeutica, sono quasi imbarazzati dalla storia. Per me è stata una sfida, mi sono immedesimato tanto e sono felice che anche per i lettori sia così” – conclude.
La mia lettura procede, le pagine si girano velocemente ma senza superficialità. Non è più soltanto Martia sul patibolo, ma è la condizione della donna ad essere analizzata, quella di un tempo e quella di oggi. Mi sento chiamata in causa, vorrei poter fare qualcosa. Ripenso alla mia storia personale. Mi chiedo quante donne ancora sono oggi messe “al patibolo”, forse per molto meno. Quanti Giovanni della Carrettòla si aggirano tra noi, pronti a raccontare storie e fatti distorcendoli dalla realtà e quanti don Muzio Guarnieri si nascondono nelle nostre case. Mi chiedo se l’umanità ha veramente fatto passi in avanti o siamo ancora in quella Napoli del 600.
Mi domando troppe cose, e nel mentre mi convinco che leggere sarà sempre un atto rivoluzionario.