Il complesso mariano più visitato nel sud Italia
Uno dei santuari più venerati in Italia si trova a 1270 metri sul livello del mare ai piedi del crinale del Partenio: il Santuario di Montevergine, frazione del paese di Mercogliano, in provincia di Avellino.
Fondato nel 1118 da San Guglielmo da Vercelli, il Santuario è stato rimaneggiato più volte nel tempo e ha oggi un aspetto imponente e rigoroso. Comprende due Chiese la Vecchia e la Nuova, poste una accanto all’altra, il monastero, la foresteria, il campanile, la cripta e locali di servizio.
Intorno alla metà del XII secolo Carlo II d’Angiò per adempiere ad un voto pronunciato mentre era prigioniero degli Aragonesi in Sicilia, fece erigere una cappella votiva e chiamò a decorarla Montano d’Arezzo. A questo artista è collegata l’icona della Maestà di Montevergine, dipinta tra il 1296 e il 1297 e che prese il nome di Mamma Schiavona.
Nel secolo XV l’abbazia decadde; nel 1430 fu data in commenda e poi venduta alla Casa dell’Annunziata di Napoli. Dopo un secolo e mezzo papa Sisto V restituì il complesso sacro all’indipendenza.
Durante il sedicesimo secolo la chiesa fu dotata di un nuovo e fastoso altare barocco grazie ad una cospicua offerta del napoletano Marino Bellottolo, che divenne sede da quel momento dell’immagine della Vergine, fino al 1960.
L’icona della Madonna attribuita a Montano d’Arezzo è dipinta direttamente sul legno e assomiglia ad una icona orientale.
È datata al 1712 la solenne incoronazione della Madonna decretata dal Capitolo Vaticano e per l’occasione si effettuarono dei lavori di restauro della Chiesa Vecchia che continuarono per tutto il settecento. La chiesa si arricchì di volte coperte di stucchi dorati, cancelli in ferro battuto con borchie in bronzo dorato, lampadari d’argento, ex voto in metalli preziosi, sei tele raffiguranti i Misteri della Vergine di Ludovico Mazzanti.
Durante la seconda metà dello scorso secolo, vista l’enorme affluenza di fedeli, si vide necessaria la costruzione di una Chiesa Nuova, realizzata dall’architetto romano Florestano Di Fausto a partire dal 1952 e aperta al culto dal 1961. La chiesa si arricchì di un nuovo campanile alto 47 metri.
Dalle navate laterali si passa alla Chiesa Nuova da cui si raggiunge la cappella della Madonna, ora del Crocefisso con gli affreschi dell’Assunta, dell’Immacolata e di Maria Bambina nella volta. Nella chiesa c’è anche un busto di San Gennaro a ricordo della presenza del santo fino al trasferimento a Napoli nel 1497.
Il museo abbaziale, giunto all’attuale allestimento durante l’ultimo Giubileo, occupa le sale del cenobio, comprende quattro aree tematiche: la pinacoteca ospita dipinti che vanno dal XVI al XVIII secolo e marmi di varia provenienza; la raccolta di paramenti sacri ed oggetti di genere liturgico; la mostra del Presepio raccoglie presepi napoletani e altri provenienti da ogni parte del mondo. In una stanza a parte è conservata la pietra nota come “impronta della Madonna” legata alle tradizioni dei pellegrinaggi a Montevergine.
Nel complesso abaziale è presente anche un’erboristeria con un vasto assortimento di prodotti: erbe, tisane, liquori, vini, miele, birre, cioccolato, caramelle, dolciumi, di produzione dei padri benedettini di Montevergine e di altri monasteri che operano utilizzando antichi ricettari.
Ogni anno il Santuario è visitato da circa un milione e mezzo di pellegrini provenienti da ogni parte del sud Italia. I pellegrinaggi in passato erano caratterizzati dal digiuno o dall’astinenza da carni, latticini, uova, e secondo la tradizione a compiere la salita a Montevergine erano in particolare le donne non sposate che compivano il percorso intrecciando rami di ginestra, che promettevano alla Madonna di tornare l’anno successivo in compagnia dello sposo. Il costante flusso di pellegrini al santuario è attestato nelle fonti sin dal XIII secolo, quando furono costruiti numerosi ostelli per il ricovero dei pellegrini: oggi questo luogo a valle è chiamato Ospedaletto d’Alpinolo.