Tre leggendarie donne sospese tra il reale e l’immaginario
Il legame tra il mondo dei vivi e le anime trapassate sembra non avere fine. Esso continua a trovare numerosi riscontri nelle storie che si tramandano di generazione in generazione e di paese in paese. Innumerevoli sono le leggende che narrano l’incontro e la fusione dei due mondi. C’è chi vive di questi antichi misteri e li racconta appassionatamente, c’è chi invece storce ancora il naso a riguardo, perché superstizioso o un tantino scettico. Ma in molti casi, crederci è tradizione.
I racconti che vi presentiamo sono quelli di Rocca San Felice, miti della cultura popolare avellinese. Le protagoniste sono tre donne, vissute in epoche differenti. Le leggende si intrecciano e si sviluppano tra la valle e l’altura della rocca, tra il reale e l’immaginario. A valle, padrona dell’anfratto roccioso, viveva la dea Mefitis. La donna, alla luce del sole, passeggiava tra i grani pronta ad offrire la sua benedizione di fertilità alle donne che le porgevano un omaggio, di notte invece, si trasformava, si muniva di una fiaccola e vestiti scuri e portava nelle tenebre chiunque la seguisse. Dea al tempo stesso della vita e della morte. La zona, ancora oggi, rappresenta un luogo di confine tra la vita e la morte.
Nella valle Mefite, che prende il nome dalla dea che l’abitava, sono presenti infatti fanghi fertili, gas sulfurei e benefici per la salute. Nell’altura di Rocca San Felice, non molto lontano dalla dimora della dea, si trova l’antica rocca, quel che resta del Castello, nella quale riposa la Dama Bianca. Lo spirito è quello di Margherita d’Austria. Questa leggenda risale alla metà del XIII secolo, quando l’imperatore del Sacro Romano Impero, Federico II, decise di allontanare il figlio Enrico VII, ribelle e disubbidiente, e di relegarlo nelle diverse fortezze dell’Italia meridionale e dell’Irpinia.
Uno dei luoghi scelti pare fu il Castello di Rocca San Felice. Durante uno dei trasferimenti, Enrico VII precipitò in un burrone e morì. La moglie, Margherita d’Austria, che lo seguiva ovunque, continuò a cercarlo anche dopo la sua morte. Secondo il mito, la Dama Bianca, vaga durante le notti di luna piena, intorno al castello, tra il mondo reale e quello dei defunti, sperando di incontrare l’anima del marito.
Non resta indifferente a tali storie, il paese che vive ai piedi della Rocca. Nel mese di agosto infatti, gli abitanti organizzano, in onore delle loro tradizioni, una festa in stile medievale. Durante i festeggiamenti, tra giocolieri, dame e cavalieri, appare la terza donna protagonista delle leggende avellinesi. Munita anche lei di una fiaccola, la ragazza danza al confine tra di due mondi, sotto gli occhi incantati della piazza che resta immobile a guardarla.