Colpito alla testa, immerso in liquidi bollenti e poi abbandonato in una fossa
Quello che è, con tutta probabilità, il delitto più antico attestato nella pur ricchissima storia campana è avvenuto è avvenuto a Battipaglia, in provincia di Salerno.
Riemerso dalla coltre dell’oblio di qualche millennio grazie a un fortuito ritrovamento a seguito degli scavi per il rifacimento della sede autostradale della Salerno-Reggio Calabria, l’omicidio scoperto in località Castelluccia è un vero e proprio mistero che nulla ha da invidiare ai mille e più che tormentano studiosi e appassionati in ogni parte del mondo. I fatti risalgono all’antica età del Bronzo, quindi si parla di almeno milleduecento anni prima della nascita di Gesù Cristo.
Un uomo, che l’esame osteologico ha rivelato essere stato di età compresa tra i 45 e i 50 anni, viene ammazzato con un colpo in testa inferto con un’arma che ha una punta triangolare. La ferita mortale è riportata sul lato sinistro dell’osso parietale del cranio della vittima, sul lato superiore della testa.
Ma c’è di più. Le gambe non sono mai state ritrovate. O meglio, gli archeologi ne hanno rinvenuto solo dei frammenti praticamente bruciati. Altre parti del corpo risultano essere state esposte al contatto di sostanze incandescenti e l’ipotesi più accreditata è che si trattasse di non meglio identificati liquidi bollenti lasciati scorrere sul corpo dell’ammazzato. Ancora più inquietante è proprio la scena dell’antico crimine.
Nella cosiddetta Fossa A, il cadavere ha subito attirato l’attenzione degli studiosi perché tumulato nell’insolita posizione prona, a pancia in giù, con la testa praticamente schiacciata alla terra, le braccia innaturalmente piegate all’insù verso il capo. Il corpo era stato “sepolto” da terra, pietre e ceramiche. Non semplicemente deposte nella tomba come si sarebbe fatto per un normale corredo funerario ma, a quanto pare dalle indagini archeologiche, “scaricate” addosso alla vittima quasi fosse stato linciato post mortem.
L’insediamento preistorico attestato nel territorio di Battipaglia è ancora più antico del delitto scoperto durante gli scavi dell’autostrada. Sono attestate presenze risalenti già alla fine del Neolitico, praticamente alla metà del quarto millennio avanti Cristo.
Affinità culturali sono emerse tra i “battipagliesi” dell’Età del Bronzo e la coeva facies di Palma Campania, scoperta anche questa, per una singolare coincidenza, durante gli scavi di un’autostrada, la Salerno-Caserta nel 1972. I resti della vittima, composti così come ritrovati in quella che la violenza dei suoi simili ha trasformato nella sua tomba, sono conservato al Museo Archeologico Nazionale di Eboli.
Più antico di quello rinvenuto a Battipaglia è, in Italia, il giallo dell’Uomo del Circeo attestato a circa 51mila anni fa e, con ogni probabilità, un atto di cannibalismo ai danni di uno degli ultimi neanderthaliani del Basso Lazio e, nel mondo, l’uccisione di “Abele” a Shanidar in Iraq, un altro Nearderthal ammazzato con una freccia lanciatagli al petto da un Homo Sapiens e risalente a poco più di 50mila anni fa.