Il Museo Diocesano Donnaregina di Napoli

Nel cuore di Partenope, un gioiello di architettura con quasi mille anni di storia

Nell’antica area dei decumani del centro storico di Napoli, si trova il complesso conventuale di Santa Maria di Donnaregina.

Costruita per volontà delle monache nei primi anni del XVII secolo, fu annessa a quella più antica, voluta nel 1293 dalla regina Maria d’Ungheria, moglie di Carlo II, in seguito ai danni causati dal terremoto ad un precedente complesso monastico. La sovrana fu sepolta alla sua morte, nel 1323, secondo la sua volontà, nella chiesa e la tomba fu realizzata dallo scultore Tino da Camaino e visibile oggi sul lato sinistro della navata della chiesa Vecchia.

Le due chiese, Vecchia e Nuova, in origine erano comunicanti e furono separate solo in seguito al restauro effettuato, negli anni dal 1928 al 1934, dal Soprintendente Gino Chierici, per ricostruire le forme della più antica.

L’imponente facciata della chiesa di Donnaregina Nuova domina lo slargo che si apre lungo il decumano superiore e si imposta su un monumentale scalone realizzato nel 1780 su disegno di Angelo Barone. La chiesa venne costruita da Giovan Giacomo di Conforto e la facciata fu realizzata fra gli ultimi mesi del 1625 e la prima metà del 1626. Ai lati del portale marmoreo, costruito nel 1647, furono poste due nicchie con le sculture dei Santi Andrea e Bartolomeo.

La chiesa “Nuova” ad una sola navata con cappelle laterali e nicchie poco profonde che ospitano sculture, è coperta da una volta decorata nel 1654 da Francesco De Benedictis; suddivisa in quattordici scomparti centrali che raffigurano, a partire dall’arco trionfale, la Gloria di San Francesco, gli Apostoli che guardano il sepolcro vuoto della Madonna, l’Assunzione e l’Incoronazione della Vergine, motivi decorativi ripresi dal polittico dell’altare maggiore con l’aggiunta del riquadro dedicato alla Gloria di San Francesco; sulle pareti laterali sono i personaggi del Nuovo e Vecchio Testamento.

La cupola fu costruita nel 1654 e decorata da Agostino Beltrano il quale realizzò, nella calotta, il Paradiso, nelle lunette, Cristo e la Maddalena e i Santi Giovanni Battista ed Evangelista e, tra le finestre del tamburo, le figure allegoriche.

Le cappelle laterali sono decorate con stucchi di Nicola Sartore e da cicli di dipinti, alcuni dei quali furono affidati dalle monache a Tommaso Fasano, allievo di Luca Giordano. Al di sopra dell’ingresso si estendono i cori delle converse e il coro delle monache, realizzate da Luca Giordano negli 1686-87.

Al termine della navata, a sinistra, si entra nell’atrio, che precede la sala del Comunichino delle Monache, dove è posta una pala di Giovan Bernardo Lama. Da qui inizia il percorso museale del Museo Diocesano.

Il Comunichino (area dove le monache ricevevano l’eucarestia, non viste, oltre una grata protettiva) presenta una decorazione pittorica armonica e unitaria, con specchiature in marmo, porte e finestre a trompe l’oeil alle pareti; sulla volta stucchi dorati incornicianti l’affresco con il Miracolo della Manna, firmato e datato al 1729 da Santolo Cirillo; sempre allo stesso pittore, le suore, nel 1735, commissionarono le decorazioni della volta della Sagrestia raffigurante il Serpente di Bronzo. L’affresco con il suo supporto ad incannucciata, andava a coprire altri dipinti murali secenteschi dedicati a San Francesco, visibili attraverso la grande lacuna centrale.

Nel Comunichino delle Monache sono esposte alcune opere relative a San Gennaro, protettore della città. Fra alcune tombe, provenienti dalla chiesa Vecchia, si ammira la tavola con San Gennaro accanto al cardinale Alfonso Gesualdo di Giovanni Balducci, e la rara raffigurazione dei primi santi protettori di Napoli realizzata dal pittore spagnolo, ma di cultura fiamminga, Pietro Torres.

Salendo al piano superiore del matroneo, l’allestimento museale offre un percorso parallelo della vita monastica di clausura. Il percorso è caratterizzato da colori che contraddistinguono le pareti e le tematiche. Si passa dall’area caratterizzata dal colore rosso, tinta legata al tema del martirio cristiano dove sono esposte opere che rappresentano Santo Stefano, Agnese, Sebastiano e altri; all’area azzurra che racconta la vita consacrata, dal monachesimo eremita, rappresentato in Oriente da Sant’Antonio Abate e in Occidente da San Girolamo, fino alla figura di San Benedetto. Si attraversa il Coro delle Converse, da cui si gode una panoramica di grande impatto scenografico di tutta la navata e del Coro delle Monache, fino a giungere alle sale con le testimonianze degli ordini mendicanti dei Domenicani e Francescani e la sala dedicata ai Chierici regolari; e le altre, dalle pareti grigio perla ove sono preziose tavolette del ‘500 che mostrano come i laici delle famiglie nobili esercitassero la carità nelle opere di misericordia; fino a giungere alle ultime sale del matroneo ove sono importanti oggetti liturgici e devozionali come statue lignee, reliquari e la Stauroteca del XII sec., di origini normanne- palermitane, al cui interno è conservato un pezzetto della Santa Croce, rinvenuta a Gerusalemme dalla madre dell’imperatore CostantinoElena

Ritornando al piano terra, l’esposizione continua con opere mariane, il collare, realizzato con gli ex voto, di Vincenzo Ferreri, santo molto popolare nel quartiere della Sanità soprannominato “Il Monacone”; e la chiesa trecentesca.

La chiesa “Vecchia” ad un’unica navata è coperta a capriate nascoste da un soffitto ligneo cassettonato; è ornata al centro con un rilievo raffigurante l’Incoronazione della Vergine di Pietro Belverte dei primi anni del ‘500. La navata è conclusa, dopo l’arco trionfale, da un’abside luminosissima delimitata dai cinque lati di un ottagono con volte a crociera e preceduta, da un modulo rettangolare anch’esso coperto a crociera. Il coro delle clarisse è posto di fronte all’abside e fu creata una struttura sorretta da sei pilastri, a sezione ottagonale, che dà al settore più vicino all’ingresso, l’aspetto di una chiesa a sala a tre navate con volta a crociera. Il Coro delle Clarisse è decorato con il più vasto ciclo di affreschi trecenteschi oggi superstite a Napoli.

Il costo del biglietto è di 6 euro. Il museo è aperto tutti i giorni dalle ore 9.30 alle 16.30. La domenica la chiusura è anticipata alle ore 14.00. Il museo resta chiuso di martedì.

A cura di Giuseppina Di Tuccio

Event Details
  • Status
  • Location
  • Category
  • Address
    Largo Donnaregina, Napoli
Cerca Evento