
SS. Ecce Homo, la sua origine è strettamente legata a quella del convento soprastante Santa Maria La Nova
Alla fine del vicolo più stretto di Napoli c’è una chiesetta piccola e sorprendente. Finalmente riaperta, oggi è possibile entrare nella Chiesa del SS. Ecce Homo al Cerriglio.
La chiesa è situata alla fine del caratteristico vicolo del Cerriglio, zona di antiche “querce” presso via Sedile di Porto, proprio nella zona in cui sono cresciuta.
L’origine della Chiesa è strettamente legata a quella del convento soprastante Santa Maria La Nova, di cui occupa alcuni ambienti ipogei. Fu voluta per iniziativa di Padre Lorenzo Fasano, Guardiano della Chiesa superiore, che nel 1620 costruì l’Oratorio della Congrega dedicato alla Passione di Gesù. Presto ottenne statuto, nuovi spazi ed infine finì per aggregarsi come Arciconfraternita a quella del SS. Salvatore di Roma.
E’ proprio grazie a tale legame romano che da subito, superando il cancello, si nota la caratteristica davvero rara del complesso: la presenza della Scala Santa.
La si raggiunge attraverso un ambiente con altare maiolicato. La Scala si eleva con i suoi di 33 gradini e termina con una preghiera. Si racconta che fu messa in opera dall’ultimo gradino più alto a quello più basso, affinché gli addetti ai lavori non calpestassero mai con i propri piedi una scala che doveva essere risalita in penitenza solo dai fedeli. Una sorta di botola permetteva di risalire verso l’ingresso della chiesetta senza ripercorrerne i gradini.
La chiesa barocca ha una navata unica, abbellita dai restauri roccocò del XVIII secolo.
Il tema della Passione di Cristo appare ovunque, dai sei dipinti laterali fino allo scenografico altare: un maestoso baldacchino azzurro e dorato che accoglie l’Ecce Homo in scarabattolo. Persino il pavimento maiolicato e coloratissimo porta al centro i simboli della Passione, racchiusi entro la corona di spine.
Gli affreschi sulla volta sono tre. L’Allegoria della Fede è il più vicino all’altare. Rappresenta una donna vestita di bianco che solleva il calice sullo sfondo di un cielo dorato; va considerata in coppia, sul lato opposto, con l’ “Allegoria della Carità” , che dona generosamente il proprio latte a dei bimbi che le si aggrappano in grembo.
Tra di esse si staglia l’affresco principale della volta, ancora in attesa di restauro, ma firmato da Crescenzo Gamba con data 1758.
Mi ha emozionato tantissimo la bellezza della cantoria in controfacciata. L’organo antico conserva ancora le imposte di chiusura affrescate e, nota moderna e sentimentale, su di esso è stato trovato un delicatissimo biglietto da visita dell’ultimo accordatore.
Non mancano nicchie affrescate e reliquiari, il pulpito, una statua della Madonna Addolorata ed, impossibile il contrario, un busto di San Gennaro.
La chiesa è ancora oggi gestita dall’Arciconfraternita e non oso pensare quanto più bella possa diventare grazie ai numerosi restauri in corso, che ci permetteranno di conoscerla attraverso nuove informazioni e la riscoperta dei suoi interni.