
Nello spazio dedicato a San Francesco D’Assisi, l’allegoria del diritto e dell’astronomia
Il 1811 segna l’anno di chiusura del glorioso convento francescano di Santa Maria La Nova. Infatti, Gioacchino Murat decretò lo scioglimento degli ordini religiosi ed il grande complesso, che comprende la monumentale chiesa e due chiostri, passò allo Stato.
La chiesa ha la particolarità di avere un grande soffitto in legno intagliato e dorato, nel quale sono allocate 46 tavole dipinte da artisti come Fabrizio Curia, Belisario Corenzio, Luigi Rodriguez, Girolamo Imparato. Annesso vi è un piccolo chiostro affrescato con sepolture rinascimentali tra cui una che, pare, ospiti i resti morali del conte Vlad Tapes, il temibile Conte Dracula.
C’è però anche un altro chiostro, molto più grande del precedente, intitolato a San Francesco d’Assisi ed oggi sede di uffici della Regione Campania. Gli affreschi con Scene della vita del Santo di Assisi, dipinti alla fine del Cinquecento da Luigi Rodriguez, oramai non esistono più perché furono purtroppo eliminati nel corso del restauro ottocentesco ma, nascoste tra due pilastri all’ingresso, ci sono due incredibili statue meravigliosamente conservate. Difficilmente si fa caso a loro, ma meritano attenzione.
A destra c’è l’Allegoria della Astronomia, opera dei primi anni del XVI secolo dello scultore Girolamo d’Auria, come apprendiamo dalla firma posta sul basamento. Le sue statue sono caratterizzate da un richiamo al mondo classico, mediato però dagli influssi della Controriforma, che imponeva sobrietà e rigore nella statuaria. L’Astronomia è rappresentata come una donna coi capelli lunghi e sciolti, dai seni scoperti. L’ampio mantello drappeggiato che la ricopre reca incise una cortina di stelle, il sole e la luna, paradigma simbolico del cielo. E’ appoggiata su di una colonna interamente decorata da numeri, un planetario e strumenti musicali, che alludono all’equilibrio, all’armonia ed alla bellezza della volta celeste.
Dall’altro lato c’è invece l’Allegoria del Diritto di Francesco Cassano, di qualche anno più tarda rispetto l’Astronomia. Esso è rappresentato come un uomo che ha sottobraccio una spada, simbolo di giustizia ed equità, mentre con le mani regge un groviglio di corde, cioè le questioni giuridiche cui il diritto mette mano. In basso, su di un piedistallo ormai rovinato, c’è invece una corona. Allude alle Arti Maggiori, di cui il Diritto è Re. Nel Medioevo infatti le corporazioni dei lavoratori si dividevano due gruppi ben distinti: coloro che operavano nel campo dell’artigianato, come i Calzolai ed i Cuoiai, appartenevano alle Arti Minori, mentre chi si occupava di commercio e aveva cariche pubbliche, come i Giudici, i Notai ed i Mercanti, poteva vantare di far parte delle Arti Maggiori.